«Ecco quale doveva essere lo scopo del mio romanzo:
raccontare una storia che avrebbe dato un senso a ciò che un senso non aveva,
raccontarla in modo chiaro, così che chiunque avrebbe potuto fare riferimento a
essa e dire: questa è la mia storia. Un uomo con un il logo della Peterbilt sul
berretto o una ragazzina con i capelli davanti agli occhi.
Mentre
scrivevo La bastarda, immaginavo quella ragazza, una ragazza qualsiasi,
di tredici anni o giù di lì, che odiava se stessa e la sua vita. Immaginavo
che, leggendo la storia di Bone, una ragazza come lei avrebbe capito ciò che
intendevo dire: essere oggetto del disprezzo e della rabbia di qualcuno non fa
di te una persona spregevole. Mentre scrivevo, lottavo contro la voce che a
cinque, a nove e a quindici anni mi aveva detto che ero un mostro. Lottavo per
l’innocenza e il valore di quella bambina, io che non avevo mai creduto nella
mia innocenza.
Ho scelto di scrivere una storia inventata, non un
libro di memorie. Ho descritto una bambina molto diversa da me. Oh, certo, le
ho dato i miei capelli e i miei occhi neri, il mio amore per i libri, per la
musica, per la poesia, ma a parte questo non abbiamo molto in comune. L’ho
descritta come una ragazza coraggiosa, testarda, resiliente. Una ragazza
intenzionata a proteggere sua sorella e sua madre. Una ragazza piena di
speranza almeno quanto di disperazione; e mentre raccontavo minuziosamente
tutti i modi in cui aveva imparato a odiare se stessa, cercavo di rendere
chiaro al lettore che non sarebbe mai stata sopraffatta del tutto dall’odio.
(…)
Non voglio apparire come una persona sempre libera dai
timori, dalla trappola della negazione, da una vergogna antica e da un
pregiudizio ancor più antico. Voglio essere la migliore me stessa possibile.
Quella che è riuscita a raccontare una storia che potrebbe fare la differenza
per chi la legge. Indomita, testarda, resiliente, e capace di grande
compassione: proprio come Bone.»
È stato recentemente pubblicato, in Italia, da Minimum
fax, con la pregevole traduzione di Sara Bilotti, La bastarda della Carolina di Dorothy Allison, che firma anche la
postfazione da cui è tratto il brano precedente.
Ambientato negli anni Cinquanta, e ricco di
riferimenti autobiografici, il libro ha per protagonista una ragazzina, Bone,
che cresce in un intrigato viluppo di legami familiari tra la violenza degli
uomini e la passione delle donne, sviluppando una grande resilienza e,
nonostante tutta la rabbia per la sua vicenda e l’odio per chi le procura tanto
male, una grande capacità di comprensione per la complessità delle umane
reazioni.
Un libro eccezionale, spietato ma non disperato,
capace come pochi di immergere i lettori nel suo mondo.
Una lettura pregevole per tutti quelli che amano libri
capaci di rivelare qualcosa di profondo della vita e delle persone e
certamente indimenticabile per le classi del superiore che avessero
l'intelligenza di adottarlo.
Nessun commento:
Posta un commento