venerdì 23 febbraio 2018

La guerra più bella






“La più alta lezione di vita che io abbia mai ricevuto.”

La frase è di Luca Rossano, vicepreside del Cpia Napoli città 1, cui fa capo la scuola che opera a Nisida, ma rappresenta bene il pensiero di tutti quelli che, sabato 17 febbraio, al Centro Europeo di Studi di Nisida, hanno ascoltato le testimonianze dei ragazzi di In viaggio per guarire.

Poche ore, indimenticabili.

Prima, il pranzo, nel refettorio dell’IPM; insieme ad alcuni ragazzi e ragazze che, nei giorni precedenti, avevano scritto loro delle lettere di benvenuto.

Poi, nella sala rossa del Ceus, dove hanno raccontato la loro esperienza di indomiti lottatori contro la malattia e le ragazze e i ragazzi di Nisida, coordinati dalla maestra di teatro, Veria Ponticiello hanno raccontato le loro viaggio attraverso le parole verso la libertà, mettendo in scena alcuni brani dei libri prodotti, in questi anni, nel Laboratorio di Scrittura.

Se i nostri ragazzi hanno emozionato l’uditorio, i ragazzi guidati da Anna Berenzi hanno provocato una tempesta di sentimenti, che ha visto molti occhi inumidirsi e molte facce rigarsi di lagrime.

Gianluca Guida, il direttore di Nisida, cui non mancano mai le parole, ha visibilmente fatto uno sforzo per concludere l’incontro, rammaricandosi per i ragazzi che non avevano potuto essere presenti e abbracciando idealmente ciascuno: “Da oggi, voi siete i nostri supereroi”. 



Ne ho voluto scrivere ad alcuni giorni di distanza, per confermare quello che è stato evidente da subito: un incontro, quello con le ragazze e i ragazzi di Anna Berenzi, che sconvolge emozionalmente e continua ad agire nel tempo, modificando i pensieri, la percezione che si ha della vita.

È davvero un’eccezionale regalo dell’Italian Techer Prize che un tale tour in 13 città possa essere realizzato. Ed ha un valore alto il fatto che la sofferenza della malattia, la lotta per la vita abbia potuto incontrare la sofferenza di chi, giovane o giovanissimo, è in carcere. Molti dei ragazzi hanno osservato: “Noi soffriamo per colpa nostra. Loro no.” e qualcuno ha commentato: “Vi auguro di vincere la vostra battaglia per la vita. Io mi impegno a meritare la mia libertà.” Che non è retorica, è il ridimensionamento della propria rispetto alle altre esperienze, è acquisire una prospettiva più reale, e, quindi, più giusta di vita.



Un momento di scuola alto, la guerra più bella, se proprio si volesse usare una metafora bellica in tempi in cui la scuola finisce agli onori della cronaca per episodi deprecabili e un presidente Usa chiede di armare, di fronte alle armi degli studenti, le mani degli insegnanti.

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