Teresa Battaglia è il più bel commissario in cui
mi sia capitato di incappare.
Sessantenne. Riservata. Sensibile. Ruvida, quando con
sprucida, con i suoi sottoposti. Razionale ma capace di farsi guidare dall'istinto. Alle spalle, la ferita di violenze subite da
chi amava e una maternità mancata che, ancora, la strugge. Una finissima sensibilità
di analisi psicologica e, quindi, la capacità di ricostruire il delitto, delineando
le personalità ferite dei carnefici, a loro volta vittime. Goffa e rallentata dal diabete. E alle prese con l’incombere di un’Alzheimer
precoce che rischia di compromettere la sua lucidità.
La sua creatrice è Ilaria Tuti, di cui Longanesi
ha recentemente pubblicato Fiori sopra l’inferno.
I suoi thriller hanno anche un altro merito: sono
ambientati nelle Dolomiti friulane, nell’immaginario Travenì (l’autrice vive e
lavora a Gemona*): e il paesaggio è parte viva, non scenario, ma protagonista
esso stesso della storia.
*Ho un ricordo, indiretto, ma personale di Gemona
che mi ha accompagnato durante la lettura di questo e di altro racconto di
Ilaria Tuti, La ragazza dagli occhi di
carta. Nel 1976, quando ci fu il terremoto in Friuli, facevo parte della
Consulta femminile di Reggio. Il mattino dopo cominciammo, sul Corso, a piazza
Camagna, mettemmo su un gazebo per la raccolta di fondi da inviare in luoghi
che nessuna di noi conosceva e che sentivamo nostre, fin dentro le ossa.
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