lunedì 8 gennaio 2018

L'omelia del prete straniero e Massimo Cacciari






Il prete straniero, arrivato in parrocchia qualche mese fa, all’inizio stentava molto con l’italiano. Al momento del Vangelo, era un altro a leggerlo a tenere un’omelia breve. Dopo poche settimane, il prete straniero ha cominciato a leggere anche il Vangelo e un’omelia scritta: e breve. Da quel momento la sua confidenza con la nostra lingua è cresciuta con rapidità sorprendente. Ieri ha tenuto un’omelia di venti minuti. Ne ho ascoltati due o tre. Non dubito della sua personale fede, ma neppure del fatto che, non ascoltando il resto, non mi sono persa molto.

Non è certo il primo a sostenerlo, Ratzinger era mordace a proposito, ma non sarebbe male che i preti leggessero con attenzione l’intervista che Cacciari ha dato, a Natale, all’Huffpost, e che inizia così: «Le Chiese sono diventate delle grandi scuole di ateismo. Nella gran parte di esse, la forza paradossale del verbo di Cristo viene trasformata in un discorso catechistico e ripetitivo, un piccolo feticcio consolatorio e rassicurante, un idoletto. È l’opposto di ciò che insegnava Gesù domandando ai suoi discepoli: “Chi credete che io sia”?»

Nella stessa intervista, Cacciari parla del suo ultimo libro, Generare Dio, edito dal Mulino, un bel testo, scorrevole e profondo, che insiste su un punto: che il sì di Maria è stato tutt’altro che scontato: e in quel sì non remissivo, ma libero e potente, Maria s’innalza ad un’altezza assoluta che la pittura ha compreso e il pensiero ancora non del tutto adeguatamente. Un’altezza che supera l’umana possibilità: «L’impossibile è l’estrema misura del possibile. E, se non orienti la tua vita in quella direzione, rimarrai prigioniero del tuo tempo. È questo il messaggio di Gesù: per essere libero, abbi come misura la mia impossibilità. Perché è necessario avere come misura qualcosa che ci oltrepassa per riuscire a spingerci altrove. Cristo non predicava nei templi: predicava fuori, nelle strade. I suoi discepoli dicevano: “È fuori”. Nel senso: “È fuori di testa, è pazzo”. Eppure, Gesù ha segnato un prima e un dopo nella storia dell'uomo, ha creato il mondo culturale e antropologico in cui viviamo. C'è qualcosa di più realistico di questo? Senza quell'impossibilità niente ci spingerebbe a uscire da noi, a ri-orientare diversamente le nostre vite.»

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