Una pergamena piccola
come una mano di bambina, piegata a metà, con un nastrino in mezzo a farne un
minuscolo libretto e i bordi come fossero un ricamo, una trina. Al centro
l’immagine di Giovanni che battezza Gesù e, all’interno, in corsivo elegante, la
scritta: Chiesa di Santa Maria dell’Abbondanza, Battesimo di: Cortese Maria,
figlia di Antonino Cortese e Consolata Dattola, madrina Scambia Nunziatina,
sacerdote: Quattrone don Santo, Anno del Signore 1928, venerdì 6 gennaio, Epifania
di Nostro Signore Gesù Cristo.
Donna Maria era vicina ai
novant’anni quando le era capitato di ritrovare la piccola pergamena in un
cassettone, che suo padre aveva fatto piallando alberi di cedro. Una o due
volte l’anno, le tovaglie e le asciugamani di corredo, ancora mai usate,
venivano tirate fuori, messe all’aria a rinfrescare per qualche giorno, e
riposte di nuovo con sacchetti di cedronella a tenerne via le tarme e a
mantenerne un buon odore. Ma quella pergamena, lei, non l’aveva mai vista:
infilata, com’era in un interstizio tra l’ultimo cassetto in basso, l’intelaiatura
d’assi che rendeva forte la base e la parete interna del mobile.
Un brivido l’aveva
percorsa e, insieme, un senso di calore, come se tutti i suoi anni si fossero
raggomitolati tornando, in un istante, al principio.
S'era portata la
pergamena nell’angolo dove passava il pomeriggio, sulla poltrona comoda, lo
scialle e una copertina sulle gambe, con accanto il tavolinetto con la corona
del rosario, il telefono, qualche libro, il telecomando della tv, e, vicino, la
cesta dei lavori, lane e fili, ché di non fare niente non era capace.
Ogni tanto la guardava e,
nella rinnovata commozione, avvertiva pure un senso di stranezza che non
riusciva a spiegarsi. Finché, un pomeriggio di vento, col mare davanti alla
finestra tutto a cavalloni e il vento fischiante, non le balzò, finalmente,
agli occhi la data del battesimo: 6 gennaio 1928.
La guardò e riguardò
incredula e, poi, sola com’era, si mise a ridere: e non la finiva più.
Il fatto è, che, lei,
come le avevano raccontato i genitori, era nata, sì, sabato 10 dicembre 1927,
ma, all’anagrafe, era stata dichiarata – calata,
come si diceva – lunedì 16 gennaio 1928. Era stata battezzata, quindi, prima
della sua nascita legale.
Le vennero in mente i
tanti coetanei o quasi che avevano date di nascita posteriori a quella reale,
per lavori più urgenti da fare (c’era tanto da fare in campagna e andare al
Comune una perdita di tempo), per ipotizzata furbizia (per “dargli un anno in
meno”), per evitare, talora, congetture poco onorevoli.
Ma c’era, anche chi aveva
dichiarato la figlia prima – una sua cugina, nata il 2 novembre, l’avevano calata l’1: ché il giorno dei Morti
porta male e quello dei Santi porta bene.
E c’era stato anche – suo suocero l’aveva
rimpianto tante volte – il figlio di compare Iole: poiché, al padre, il 1899
suonava meglio del 1900, s’era beccato, giovanissimo la guerra: ed era morto.
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