Chi bada al vento non semina
mai, e chi osserva le nuvole non miete. (Qoelet 11, 4)
L’analisi della situazione
deve essere accurata, accuratissima. Non sono ammesse facilonerie,
superficialità, l’ottimismo vuoto.
Quante parabole nel Vangelo
tornano sull’argomento: dalle vergini che si sono procurate l’olio per le
fiaccole ai re che devono valutare la forza altrui prima di muovere guerra, ai
costruttori che devono conoscere dove scavare le fondamenta, al seminatore che
non può non conoscere i terreni su cui cadrà il seme.
Eppure, non si può non tener
conto anche di un quid particolare.
Che il futuro non è
determinato in maniera assoluta dal passato, che c’è uno slancio, un andare
avanti – coraggioso e serio – che può e deve essere compiuto anche quando non
sembrerebbe il caso.
Vale nella vita privata e in
quella pubblica.
Perché,
come ha scritto Rainer Maria Rilke, “Il futuro entra in noi molto prima che
accada”.
E
se davvero si obbedisce al sé profondo, si percepisce quando fastidioso vento e
nuvole addensate potranno inquietare e peggio, ma non avranno la meglio, su chi
– nonostante tutte le condizioni avverse – si dedica al suo lavoro.
Seminare
o mietere che sia.
Comincia l'autunno (l'equinozio è domani). Ed è tempo di seminare.
Comunque.
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