Questo è un mio contributo apparso oggi su L’ora della Calabria nell’ambito di un dibattito che, innestato dal
quotidiano calabrese, continua sulle sue pagine e su Zoomsud.
Cfr.su Zoomsud:
Aldo Varano Calabria. La grande fuga di chi può alla
ricerca di un’altra vita e
Gioacchino Criaco La grande fuga. Per chi decide di restare c’è una Calabria da far
sparire
http://www.zoomsud.it/index.php/politica/56972-calabria-la-grande-fuga-di-chi-puo-alla-ricerca-di-un-altra-vita.html
http://www.zoomsud.it/index.php/politica/57055-la-grande-fuga-per-chi-decide-di-restare-c-e-una-calabria-da-far-sparire.html
Su Zoomsud è stato pubblicato questo mio intervento sull'8 settembre '43
Su Zoomsud è stato pubblicato questo mio intervento sull'8 settembre '43
Mio padre era aviatore. C’è una sua foto
che lo ritrae quasi fosse poggiato ad un aereo: giovanissimo e bello, capelli e
occhi neri, la divisa d’ordinanza, il pantalone con un buffo rigonfiamento
all’altezza del femore, i guanti in mano.
Un ritratto, appunto, un fotomontaggio di guerra: di quelli che avrebbero dovuto trasmettere, agli
affetti lontani, la sicurezza che un giorno ci si sarebbe rivisti.
Su un aereo militare, mio padre non è mai salito
(neppure su uno civile, in verità). A salvarlo dal dover combattere in cieli
stranieri era stata mia nonna, che, prima, s’era venduta il poco oro da sposa
per comprargli il vocabolario d’italiano e, poi, aveva continuato, per pagargli
il resto dei libri, a fare coperte all’uncinetto per le doti più belle del
paese alla luce della luna per risparmiare i soldi della candela.
Quello che aveva imparato all’industriale,
gli aveva consentito – lui militare di leva in piena seconda guerra mondiale –
di fare il radiotelegrafista in una caserma di Roma.
Era lì quell’8 settembre in cui, in mancanza di
ordini precisi, ognuno dovette scegliere per sé.
Lui – e se ne schermì a vita, non sembrandogli di
aver fatto nulla oltre il suo dovere – fu tra i non moltissimi che difesero
Roma (tanti anni dopo arrivò a casa una medaglia che lo riconosce) e poi
lasciò la città.
Ma non provò a tornare in Calabria, che pure da
qualche giorno era libera, e dove la ragione avrebbe dovuto condurlo. Scelse
d’istinto la nuova storia che, a prezzo di molto dolore, l’Italia avrebbe
salutata il 25 aprile del ’45.
Andò a Nord dove riprese il lavoro che faceva
prima d’essere aviatore, il ferroviere. Ed entrò nella Resistenza.
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