domenica 8 settembre 2013

Se c'è un futuro per la Calabria





Questo è un mio contributo apparso oggi su L’ora della Calabria nell’ambito di un dibattito che, innestato dal quotidiano calabrese, continua sulle sue pagine e su Zoomsud.

Cfr.su Zoomsud

Aldo Varano Calabria. La grande fuga di chi può alla ricerca di un’altra vita
Gioacchino Criaco La grande fuga. Per chi decide di restare c’è una Calabria da far sparire

http://www.zoomsud.it/index.php/politica/56972-calabria-la-grande-fuga-di-chi-puo-alla-ricerca-di-un-altra-vita.html
http://www.zoomsud.it/index.php/politica/57055-la-grande-fuga-per-chi-decide-di-restare-c-e-una-calabria-da-far-sparire.html




Su Zoomsud è stato pubblicato questo mio intervento sull'8 settembre '43

 


Mio padre era aviatore. C’è una sua foto che lo ritrae quasi fosse poggiato ad un aereo: giovanissimo e bello, capelli e occhi neri, la divisa d’ordinanza, il pantalone con un buffo rigonfiamento all’altezza del femore, i guanti in mano.

Un ritratto, appunto, un fotomontaggio di guerra: di quelli che avrebbero dovuto trasmettere, agli affetti lontani, la sicurezza che un giorno ci si sarebbe rivisti. 

Su un aereo militare, mio padre non è mai salito (neppure su uno civile, in verità). A salvarlo dal dover combattere in cieli stranieri era stata mia nonna, che, prima, s’era venduta il poco oro da sposa per comprargli il vocabolario d’italiano e, poi, aveva continuato, per pagargli il resto dei libri, a fare coperte all’uncinetto per le doti più belle del paese alla luce della luna per risparmiare i soldi della candela.

Quello che aveva imparato all’industriale, gli aveva consentito – lui militare di leva in piena seconda guerra mondiale – di fare il radiotelegrafista in una caserma di Roma.

Era lì quell’8 settembre in cui, in mancanza di ordini precisi, ognuno dovette scegliere per sé.

Lui – e se ne schermì a vita, non sembrandogli di aver fatto nulla oltre il suo dovere – fu tra i non moltissimi che difesero Roma (tanti anni dopo arrivò a casa una medaglia che lo riconosce) e poi lasciò la città.

Ma non provò a tornare in Calabria, che pure da qualche giorno era libera, e dove la ragione avrebbe dovuto condurlo. Scelse d’istinto la nuova storia che, a prezzo di molto dolore, l’Italia avrebbe salutata il 25 aprile del ’45.

Andò a Nord dove riprese il lavoro che faceva prima d’essere aviatore, il ferroviere. Ed entrò nella Resistenza.


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