martedì 3 settembre 2013

Medea, lo sbarco del 3 settembre '43 e la Siria di oggi







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Il testo è decisamente più complesso. Ma, nella mia mente, Il Canto delle donne* della Medea di Pasolini si è da sempre sintetizzato in due spezzoni di versi: “egli verrà dal mare/e sarà bello come un dio”, bastevoli per indicare l’attesa, quando realizzata, di un movimento che cambia la vita: struggentemente bello, anche se tremendamente doloroso.

2
Il mare. Quieto. Acqua, limpida, per lavare la lana dei materassi. Barche da pesca tranquille sul bagnasciuga. Le grandi sporte di vimini ricolme di aguglie. La rabbia delle onde in tempesta. L’orrore del maremoto che ci distrusse. Gli anfibi alleati che, all’alba del 3 settembre del 43, arrivarono dalla Sicilia, e attraversarono il paese, annunciando, dopo il fragore dei bombardamenti, l’inizio di un’altra storia: quando piccoli dei portarono la bellezza della libertà (e del pane: che, ad averlo, si è già un po’ liberi).

3
Sono cresciuta nel culto di chi ha combattuto il fascismo e il nazismo, grata a chi è morto, consentendo anche a me di nascere in una parte del mondo complicata assai, ma, da decenni ormai (quanti prima in tutta la storia non ne aveva conosciuti), in pace.

Non ho alcun desiderio di guerra, ma non mi piace il pacifismo ad oltranza.

Parteciperò in qualche modo alla giornata di preghiera e digiuno per la pace indetta da papa Francesco. Ma il “no” alla guerra che lasci(asse) ancora cadere i gas sui bambini ed accrescere le centinaia e centinaia di migliaia di profughi siriani – ovvero il non assumersi delle responsabilità “politiche” prima che “militari” di fronte alla guerra da tempo in atto in Siria – non mi sembrerebbe meno obbrobrioso del tempo perso dai paesi “liberi” prima di dire finalmente “basta” ad Hitler.


*Il Canto delle donne

Il nostro Regno aveva per confine il cielo
    ma egli verrà e forerà il cielo
    e così il nostro Regno finirà.
    Egli riderà mentre noi piangeremo
    perché ha sulla bocca il nome di bestemmia
    e dove lui passerà tutto sarà arido.
    Egli porterà la fine del nostro Regno
    e il sangue sparso per causa sua
    cancellerà per sempre il sangue sacro a Dio.

    Noi conosciamo i campi di viti ma non il mare
    noi conosciamo i campi di aglio e piselli e non il mare.
    Ed egli viene dal mare, ed egli viene dal mare.

    Il sole diventerà nero come un sacco di crine
    e tutta quanta la luna si ritirerà nell’ombra
    e il vento soffierà senza far rumore.
    Cadremo come morti per terra
    e quando riapriremo gli occhi
    vedremo le cose abbandonate per sempre da Dio.
    Mentre staremo pregando
    cadremo per terra come epilettici
    e quando ci rialzeremo non conosceremo più Dio.

    Egli non saprà che i morti ritornano
    col viso coperto dalle maschere
    come i topi dalle loro tane.
    Ma sarà bello e sicuro di sé
    e piacerà alle ragazze come un Dio.

da Pasolini per il cinema, Mondadori, Milano 2001

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