1
Il testo è decisamente più complesso. Ma, nella mia mente, Il Canto delle donne* della Medea di Pasolini
si è da sempre sintetizzato in due spezzoni di versi: “egli verrà dal mare/e
sarà bello come un dio”, bastevoli per indicare l’attesa, quando realizzata, di
un movimento che cambia la vita: struggentemente bello, anche se tremendamente
doloroso.
2
Il mare. Quieto. Acqua, limpida, per lavare la lana
dei materassi. Barche da pesca tranquille sul bagnasciuga. Le grandi sporte di
vimini ricolme di aguglie. La rabbia delle onde in tempesta. L’orrore del
maremoto che ci distrusse. Gli anfibi alleati che, all’alba del 3 settembre del
43, arrivarono dalla Sicilia, e attraversarono il paese, annunciando, dopo il
fragore dei bombardamenti, l’inizio di un’altra storia: quando piccoli dei
portarono la bellezza della libertà (e del pane: che, ad averlo, si è già un po’
liberi).
3
Sono cresciuta nel culto di chi ha combattuto il
fascismo e il nazismo, grata a chi è morto, consentendo anche a me di nascere
in una parte del mondo complicata assai, ma, da decenni ormai (quanti prima in
tutta la storia non ne aveva conosciuti), in
pace.
Non ho alcun desiderio di guerra, ma non mi piace il pacifismo ad oltranza.
Parteciperò in qualche modo alla giornata di preghiera
e digiuno per la pace indetta da papa Francesco. Ma il “no” alla guerra che
lasci(asse) ancora cadere i gas sui bambini ed accrescere le centinaia e
centinaia di migliaia di profughi siriani – ovvero il non assumersi delle
responsabilità “politiche” prima che “militari” di fronte alla guerra da tempo in
atto in Siria – non mi sembrerebbe meno obbrobrioso del tempo perso dai paesi “liberi”
prima di dire finalmente “basta” ad Hitler.
*Il Canto delle donne
Il nostro Regno aveva per confine il cielo
ma egli verrà e forerà il cielo
e così il nostro Regno finirà.
Egli riderà mentre noi piangeremo
perché ha sulla bocca il nome di
bestemmia
e dove lui passerà tutto sarà
arido.
Egli porterà la fine del nostro
Regno
e il sangue sparso per causa sua
cancellerà per sempre il sangue
sacro a Dio.
Noi conosciamo i campi di viti ma
non il mare
noi conosciamo i campi di aglio e
piselli e non il mare.
Ed egli viene dal mare, ed egli
viene dal mare.
Il sole diventerà nero come un
sacco di crine
e tutta quanta la luna si
ritirerà nell’ombra
e il vento soffierà senza far rumore.
Cadremo come morti per terra
e quando riapriremo gli occhi
vedremo le cose abbandonate per
sempre da Dio.
Mentre staremo pregando
cadremo per terra come epilettici
e quando ci rialzeremo non
conosceremo più Dio.
Egli non saprà che i morti
ritornano
col viso coperto dalle maschere
come i topi dalle loro tane.
Ma sarà bello e sicuro di sé
e piacerà alle ragazze come un
Dio.
da Pasolini per
il cinema, Mondadori, Milano 2001
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