giovedì 5 settembre 2013

Quando l'anno inizia con le conchiglie di Stig Dagerman






Le conchiglie non hanno dentro rumore di mare né voce d'umani. Ma lo stesso silenzio infinito delle onde che, frangendosi lievi, danno ritmo al respiro e lasciano nel cuore risonanze lontane.


Entro in libreria prima di andare a scuola e ricevo il regalo, inatteso, di una pagina così:

L'uomo che ama (Postumo)*

L’uomo che ama trova una conchiglia sulla spiaggia. Quando la porta all’orecchio non sente né il mare né il vento né gli angeli, ma la sua stessa voce che canta: Ti amo. Non ha mai udito niente di così bello.

Su un’altra spiaggia giacciono tutti gli uomini addormentati. Qualcuno cammina lentamente sulla spiaggia, li solleva uno per uno, se li porta all’orecchio e rimane in ascolto. In alcuni uomini-conchiglia sente un abbaiare di cani, in altri un lontano ruggire di tigri o colpi di martello, in altri ancora un pesante rombare di macchine. Ma in una conchiglia echeggia il grido di un pesce. E’ questo il suono dell’uomo che ama quando qualcuno se lo porta all’orecchio.

Se i pianeti potessero amare uscirebbero dalle loro orbite e sarebbe il caos. La sopravvivenza dell’universo è garantita dal fatto che l’amore è impossibile. Anche l’uomo che ama ha il presentimento che l’amore sia fratello della morte. Ma questo non gli impedisce, lui prigioniero della sua orbita, di aprirsi una breccia fino alla cella del vicino, gridando di gioia: Sono libero.


*Da Il nostro bisogno di consolazione di Stig Dagerman, edizioni Iperborea

Morto suicida nel '54, Dagerman era nato il 5 ottobre 1923, novanta anni fa

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