Le conchiglie non hanno dentro rumore di mare né voce d'umani. Ma lo stesso silenzio infinito delle onde che, frangendosi lievi, danno ritmo al respiro e lasciano nel cuore risonanze lontane.
Entro in libreria prima di andare a scuola e ricevo il regalo, inatteso, di una pagina così:
L'uomo che ama (Postumo)*
L’uomo che ama trova
una conchiglia sulla spiaggia. Quando la porta all’orecchio non sente né il
mare né il vento né gli angeli, ma la sua stessa voce che canta: Ti amo. Non ha
mai udito niente di così bello.
Su un’altra spiaggia
giacciono tutti gli uomini addormentati. Qualcuno cammina lentamente sulla
spiaggia, li solleva uno per uno, se li porta all’orecchio e rimane in ascolto.
In alcuni uomini-conchiglia sente un abbaiare di cani, in altri un lontano
ruggire di tigri o colpi di martello, in altri ancora un pesante rombare di
macchine. Ma in una conchiglia echeggia il grido di un pesce. E’ questo il
suono dell’uomo che ama quando qualcuno se lo porta all’orecchio.
Se i pianeti potessero
amare uscirebbero dalle loro orbite e sarebbe il caos. La sopravvivenza dell’universo
è garantita dal fatto che l’amore è impossibile. Anche l’uomo che ama ha il
presentimento che l’amore sia fratello della morte. Ma questo non gli
impedisce, lui prigioniero della sua orbita, di aprirsi una breccia fino alla
cella del vicino, gridando di gioia: Sono libero.
*Da Il nostro bisogno di consolazione di Stig Dagerman, edizioni
Iperborea
Morto suicida nel '54, Dagerman era nato il 5 ottobre 1923, novanta anni fa
Nessun commento:
Posta un commento