domenica 27 gennaio 2013

Mimmo Gangemi, ovvero la Calabria nell'Agenda letteraria italiana

 
 
«Lenzi s’era fatto attento. Capiva che le parole erano una sorta di cifrario, nascondevano informazioni». Come già nel precedente capitolo – Il giudice meschino pubblicato da Einaudi – anche ne Il patto del giudice che Garzanti manda da oggi in libreria, Alberto Lenzi – magistrato che «non valeva granché, ma i pochi casi in cui metteva impegno li portava a soluzione» – trova nelle «parabole» del capobastone Mico Rota il bandolo per districare l’intrigo di un’indagine complessa in cui s’intrecciano la rivolta dei neri a Rosarno, i traffici di droga nel porto di Gioia, i contrasti tra le famiglie ‘ndranghetiste della Piana.
 
Se ne La signora di Ellis Island Mimmo Gangemi si è fatto epico cantore della Calabria contadina ed emigrante del secolo scorso e con Il giudice meschino ha immesso una voce fortemente calabrese tra le più potenti e originali del noir italiano, con Il patto del giudice ci offre uno spaccato del presente calabrese, quello peggiore, dei traffici illeciti che prosperano mentre l’economia normale declina.
 
Indubbiamente un grande noir, Il patto del giudice è, ancora di più, un grande romanzo.
 
Un racconto sulla ndrangheta, sull’antidrangheta e sulla zona grigia di chi, pur senza appartenenze, respira comunque quell’aria e interpreta la vita secondo categorie da cui, qualunque sia il suo ruolo sociale, resta fortemente impregnato (per esempio, l’ominità, che fa vedere le donne come femmine). Una narrazione potente – quasi una sequenza di primi piani, un altorilievo che assorbe e riflette luce – su un mondo di cui molto si parla e di cui, in fondo, poco si conosce e che Gangemi ricostruisce fin nelle più minute sfumature.
 
Capace, l’autore – ed è virtù rara – di raccontare l’oggi, facendo lievitare la sua fantasia sui fatti e sul dibattito attuale (da leggere con cura, i dialoghi di alcuni personaggi nelle lunghe ore passate al “circolo”), trasformando la cronaca (quella reale e quella possibile) in letteratura.
 
Di quella che non gioca con se stessa in una sterile rincorsa di non si sa che, ma sa farsi carne e sangue del pensiero: urgenza di dirsi, da parte dello scrittore, che corrisponde all’urgenza di leggere da parte del lettore.
 
Potente il linguaggio, con un lessico e una sintassi che sembrano avere accumulato in sé tutta la storia e la tradizione calabrese per presentarsi ora nuove: vere e sanguigne.
 
Libro bellissimo, questo di Gangemi, che qualche piccolissima sforbiciata avrebbe reso perfetto.
 
 
Questa la mia recensione su Zoomsud dell'ultimo libro di Mimmo Gangemi http://www.zoomsud.it/commenti/45535-il-patto-del-giudice-di-mimmo-gangemi.html 
Grazie a lui e ad alcuni altri autori, la Calabria è attualmente a pieno titolo nell' Agenda letteraria italiana.

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