domenica 20 gennaio 2013

Jane Austen: Mai nessuna come lei


 
 
“Ma di che cosa non sono capaci le donne calabresi? Se fossi al governo le nominerei, in massa, cavalieresse del lavoro (non è una ingiustizia che tale onorificenza sia riservata ai soli uomini?), così come un re di Napoli, per i suoi fini politici, nominò baroni tutti i crotonesi e tutti i cittadini di Tropea cavalieri…”
 
Così in Donne e industrie in provincia di Reggio Calabria (1907) Clelia Romano Pellicano, marchesa di Gioiosa, calabrese non di nascita ma di scelta (matrimoniale), una delle prime giornaliste italiane, autrice di romanzi e racconti, grande fautrice del voto e del lavoro delle donne.
 
Torno ad occuparmi di lei (avevo trovato affascinanti, tempo fa, le sue descrizioni delle donne impegnate alla produzione della seta) dopo che, su fb, mi è stato fatto osservare, in seguito ad un mio pezzo sul prossimo (28 gennaio)  duecentesimo anniversario di Orgoglio e pregiudizio che, è vero che la Calabria non ha prodotto una Jane Austen, ma che pure qualche voce “letteraria” al femminile c’è stata anche nel Sud d’Italia (forse non è inutile chiarire che il discorso riguarda non l’epoca contemporanea, ma quella moderna, tra la metà del Settecento e l’inizio del Novecento).
 
Dato a Clelia quanto le spetta, resta il fatto che zia Jane – “good quiet aunt Jane”, secondo il nipote Edward Austen Leigh – resta “l’artista più perfetta tra le donne”. Incommensurabile. Infinita.
 
Quella che leggi e rileggi e ti chiedi com’è riuscita a fare dei suoi “piccoli ricami su una tela d’avorio di pochi centimetri” qualcosa che, mutati profondamente società e ruolo delle donne, continua ad essere la voce che più di tutte piace ascoltare.
 
 
Rimando ai seguenti articoli su Zoomsud:
 
 

http://www.zoomsud.it/commenti/7876-la-marchesa-di-gioiosa-un-po-socialista-femminista-convinta.html
 

 

 

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