Si
può fare fenomenologia con un solo caso? Certo che no.
Se
fossimo nel campo del serio, me ne guarderei bene. Ma – visto che si tratta di considerazioni a
margine di un articolo che non avrei mai letto se non fosse stato ripreso da
una candidata per ironizzare con eleganza sul suo dis-onore, citato sarcasticamente nel testo – :
Che
ci guadagna una persona come me – una donna comune, di età più avanzata che
avanzante; che fa un lavoro faticoso, ma di scarso prestigio e non eccelsa
remunerazione; che non ha né ambisce ad alcuna brillante vita di società; che
non appartiene a nessun club, circolo, rete
di reale o supposto potere – a prendere una posizione filo-montiana (quando,
tra l’altro, potrebbe tranquillamente e senza esporsi troppo stare, re-stare, so-stare, tra i
possibili “vincenti” elettorali)?
Una
come me, se proprio vuol passarsi lo sfizio di dire qualcosa in più, se la può
cavare con qualche battuta, di quelle che dicono e non dicono: come certi
vestiti che non si potrebbe dire che scoprano, ma neppure, ad essere onesti, che
coprano.
Se
va oltre le battute, una come me, non ci guadagna proprio niente. Se non la
consapevolezza d’aver provato – con la fatica che ciò sempre comporta – a
rispettare la responsabilità che si ha nei confronti delle proprie idee.
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