Che sta succedendo?
Avevo una quindicina d’anni e non era la prima volta che mi capitava di sentire una scossa. Ma era notte, dormivo, e non fui subito certa che quel piegarsi della libreria sul mio letto non fosse solo un sogno.
Non è niente, dormi, è solo un terremoto – mi rispose dall’altra stanza mio padre, esperto abbastanza da ritenere, a quel livello di sommovimento, stabile la casa. Ma alla seconda scossa, ci alzammo e passammo il resto della notte in macchina. C’era tutto il paese per strada e mio nonno e gli altri anziani raccontavano del grande terremoto: gli animali che si erano lamentati per primi, i crolli, le morti, il mare che si alzò fino a metà vallone.
Una storia che avevo sentito centinaia di volte e altrettante avrei ancora sentito. Ma quella notte mi fu chiaro come non solo la nostra storia, ma anche il nostro carattere, certe nostre grandezze e certi nostri limiti, stanno dentro l’angoscia, il senso d’incertezza, l’inquietudine di questo tremendo flagello che è il terremoto.
Non ci fossero stati, sulla stampa di questi ultimi giorni, e di ieri soprattutto, gli scandali relativi al terremoto dell’Aquila, forse la scossa del 5 grado nel Pollino (dopo circa 2.200 scosse di minore gravità in due anni) non avrebbe guadagnato il primo posto nei titoli dei più importanti quotidiani nazionali in versione online.
Potrebbe –dovrebbe – essere arrivato il momento di fare i conti con la geofisica della nostra storia e, quindi, di imparare a convivere con gli -inevitabili- terremoti. In maniera che la paura, comunque grande, quando la terra si mette a ballare possa essere affrontata con la consapevolezza che non ci saranno morti e i danni saranno molto contenuti. Lo impone anche la solidarietà nei confronti delle molto provate popolazioni del Pollino.
Pubblicato su Zoomsud http://www.zoomsud.it/commenti/41930-calabria-e-terremoti-un-destino-inevitabile.html il 26 ottobre in relazione alla forte scossa registratasi nella notte con epicentro a Normanno
foto tratta dalla pagina fb di Reggio era
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