martedì 9 febbraio 2021

Renzi, Draghi e quello che spero adesso

 

Immagine dal web

A meno di voler chiudere gli occhi di fronte alla realtà, chiunque– che la cosa gli piaccia o meno – dovrebbe riconoscere che, stavolta, Renzi non ha fatto la mossa del cavallo, bensì scacco matto.

Col governo Draghi inizierà una fase politica nuova, che vedrà una serie di sommovimenti nei e tra i partiti che, al momento del voto popolare, non saranno più quelli che erano fino a quindici giorni fa.

In queste modificazioni, non saprei indicare se e quale spazio avrà Italia Viva. Nei giorni della crisi, ho rifatto la tessera: è stato il mio “grazie” a Matteo Renzi che non avrebbe potuto cogliere l’opportunità del momento se non avesse avuto un manipolo di deputati e senatori, che non l’hanno abbandonato anche quando sembrava che avesse preso una strada perdente (e non era del tutto scontato, visti anche gli abbandoni subiti negli anni da tanti che pure aveva lui stesso portato in auge).

Mi aspetto da Draghi un programma preciso di buon governo che faccia ripartire un paese vecchio, stanco, involgarito. Mi auguro soprattutto – e non sarà facile – che rinasca, nel paese, la voglia della competenza, del sapere, del ragionamento fondato sulla conoscenza, del confronto duro, se è il caso, ma senza astio, delle bellezza di cercare ai problemi soluzioni di respiro ampio che guardino al futuro.

Dopo il secondo conflitto mondiale, abbiamo avuto una classe dirigente più colta, più preparata, più lungimirante dell’insieme della popolazione ancora poco scolarizzata: ma quella popolazione, anche grazie all’azione educativa dei partiti, è cresciuta rapidamente nelle conoscenze, nelle competenze e si è presto risollevata dalle macerie della guerra. Oggi, una classe dirigente più colta, più preparata dell’insieme della popolazione c’è di certo, ma è rimasta troppo a lungo nelle retrovie, sconosciuta ai più, dietro la stupida nebbia dell’uno vale uno.

Il paese non rinascerà se non si ricomincerà a voler essere, ciascuno, migliore, con più conoscenze, con più competenze, con più sensibilità. In Calabria si diceva ai figli, naturalmente in dialetto: Va con chi è meglio di te e fagli le spese. E il meglio non era il più ricco, ma chi poteva insegnarti qualcosa di importante.

La faticosa e appassionante strada del diventare migliori è l’unica strada per superare la crisi attuale: una tragedia di enormi proporzioni, sanitaria, ambientale, economica, sociale, educativa e relazionale, come ha detto ieri il Papa in un notevole discorso ai membri del corpo diplomatico accreditati presso la Santa Sede.

 

Nessun commento:

Posta un commento