lunedì 7 dicembre 2020

Perché no una telenovela italiana?

 

Immagine tratta da Fb Piccola Cenerentola è attualmente in programmazione su TV 2000

Quaranta anni fa (quasi) mi capitò, per varie circostanze, di vedere due o tre telenovele. Allora, andavano per la maggiore sui canali privati ai loro inizi tanto che, in una breve supplenza in una classe di scuola media a prevalente presenza femminile, provai ad avviare gli alunni, le ragazzine in particolare, alla decodifica di alcune di quelle storie.

Negli ultimi mesi, mi è ricapitato di vederne due. Sempre sudamericane e prodotte una ventina e passa d’anni fa. Neppure tra le migliori, né tra le più famose. Eppure mi hanno confermato nell’idea che il genere potrebbe essere percorso ancora, soprattutto in una fase storica come la nostra.

Il genere – decisamente popolare (quello di alcune serie, in quattro-otto puntate a stagione, soprattutto le più raffinate, è ben diverso per ritmo, modalità di sceneggiatura, di recitazione, di montaggio ecc.ecc.) – prevede storie intrigate ma sostanzialmente semplici, amori che alla fine vincono; elementi di realtà che si mescolano con elementi quasi favolistici, sentimenti espliciti, più volte esplicitati, anche contraddittoriamente (chi ama, due minuti dopo può odiare e viceversa). L'archetipo forse più variamente rivisitato è quello di "cenerentola", che si presta a non pochi approfondimenti sul "femminile" (vedi analisi di Bettheim e non solo). Il ritmo è quello della quotidianità dove i fatti avanzano e tornano indietro continuamente.

Una storia lunga un po’ di mesi che, ogni giorno, accompagni tanti che, per vari e diversi motivi stanno a casa tutto il giorno, a cominciare da una popolazione, soprattutto anziana, che ha bisogno di storie coinvolgenti, intrigate ma sostanzialmente rasserenanti cui ancorare la propria mente, può essere un appuntamento gradevole e con positivi effetti, dal miglioramento dell’umore allo scarico di tensioni alla stessa maggiore comprensione dei sentimenti e delle reazioni interpersonali.

Magari, si potrebbe tentare con storie più vicine al nostro mondo. Migliorando, nello stesso tempo, certi dialoghi, gli eccessi di caratterizzazione, l'abbigliamento (spesso improbabile) delle telenovele "originali" ecc.ecc.

Ne ipotizzo una, a scopo esemplificativo:

Luogo: La periferia, estrema, di una città italiana.

Tempo: Presente. Anche in fase pandemia, con tutte le complicazioni che questo comporta di incontri, la didattica a distanza, lo smart working, la difficile gestione di innamoramenti da lontano ecc.ecc.

Protagonista donna: Lucia, bella, buona, orfana di padre da piccola e, da poco, anche della madre, che si arrabatta come sarta. Ha superato da poco i trent’anni. È docente, precaria, nella scuola media di un quartiere vicino al suo. Vive da sola, nello stesso palazzo in cui abitano le due sorelle di sua madre. Una di queste ha avuto un passato molto chiacchierato. Molto riservata, Lucia ha avuto una forte delusione amorosa all’università quando si era innamorata di un compagno che frequentava il dirimpettaio istituto di matematica. Il ragazzo, Marco, l’aveva abbandonata perché convinto, a torto, che lei avesse ceduto alle avance del prof di Storia della Letteratura Italiana. Quest’ultimo, respinto, si era vendicato dandole un voto basso agli esami e abbassandole la media, cosa che le aveva impedito di usufruire della borsa di studio, per lei indispensabile. Lucia ha due amiche del cuore: Anna e Francesca.

Protagonista uomo: Andrea. Preside incaricato della scuola in cui lavora Lucia. Serio, posato, un matrimonio traballante con Enrica, impiegata di banca, donna inquieta alla ricerca di un’affermazione sociale. Non hanno figli, vorrebbero prima trovare una stabilità maggiore nel lavoro: prima lui alle prese col concorso a preside; poi, lei con un concorso interno alla banca. I genitori di Andrea e quelli di Enrica vivono in due diversi paesi, ma non troppo lontani. Enrica è figlia unica e, nella sua vita, la madre è una figura dominante. Andrea è terzo maschio della sua famiglia e precede l’unica femmina. È stato, sempre, quello meno considerato nella sua famiglia d’origine. Il padre gli ha sempre preferito il primo maschio, la madre il secondo.

Soggetto: Lucia e Andrea alla fine si sposeranno e saranno felici. Naturalmente, prima che ciò avvenga, succederanno molte cose: scontri, avvicinamenti, separazioni; una, falsa, gravidanza della moglie di Andrea, una, vera, di Lucia (in contemporanea). Alle loro vicende, si intrecceranno quella delle due amiche di Lucia: Anna, che nonostante le sue competenze, non riesce a trovare un lavoro adeguato, alla fine lascia il suo fidanzato storico, Enzo, e si trasferisce a Londra; Francesca resta incinta e, per tenersi il figlio, rompe col padre del bambino, Massimo. Avranno un ruolo minore quelle delle famiglie dei fratelli di Andrea. La sorella più piccola di Andrea, Elisa, troverà in Lucia una sorta di sorella maggiore che l’appassionerà alla lettura e le farà nascere l’idea di diventare giornalista.

Oppure, un’altra. Se ne possono inventare ad libitum.

Comunque: inviterei chi può a tentare una telenovela italiana. Adesso.

 

Nessun commento:

Posta un commento