Se Giulia Beccaria non avesse tradito suo marito, difficilmente noi avremmo I Promessi Sposi. L’accostamento non è dei migliori, ma è un particolare che mi viene sempre in mente leggendo il brano del Vangelo, proposto oggi dalla liturgia, Matteo1, 1-17. Sembra tra le pagine più aride ed è, invece, intrisa di vita: un elenco di nomi, molti tutt’altro che irreprensibili che portano, di generazione in generazione, alla nascita di Gesù: la storia umana, piena di fatiche e di errori che sfocia nel bello e buono.
Cos’è la vita senza nascite? Nulla, perché si esaurirebbe nel breve e la morte l’avrebbe definitivamente vinta.
Il Covid ci lascerà con le ossa rotte su molti piani, economico-sociale-culturale. Non sarà facile (ri)costruire. Ci lascerà bambini e ragazzini con pesanti strascichi psicologici, deficit relazionali e carenze educative (compresa la zoppicante scuola di questi lunghi mesi). E ci lascerà con ancora meno bambini. Avevamo già da tempo una discesa agli inferi dei dati demografici. Andrà peggio. E, questo, non aiuterà per niente la “ripresa della vita”.
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