«Prima ero ragazza, adesso non più.» Maryam – studentessa rapita insieme alle sua compagne dai terroristi di Boko Haram – affronta una di quelle esperienze che: 1) ribadiscono, ove ce ne fosse bisogno, che i nazisti – che continuiamo in tante opere letterarie e filmiche a vedere come i mostri della storia, certo lo sono stati, ma, purtroppo, sono stati maestri seguiti nel tempo; 2) rendono pressoché impossibile pensare ad un inferno dopo la morte: come potrebbe esserci qualcosa di più terrificante dell’inumanità che gli uomini sono in grado di esercitare verso altri esseri umani?
L’ultimo libro di Edna ‘O Brein, edito da Einaudi – intitolato semplicemente Ragazza – dà voce letteraria a quella infame pagina della storia nigeriana in cui ragazze di famiglie cristiane sono state rapite e ridotte in schiavitù (in tutti i sensi) da miliziani sadici e stupratori.
Il racconto, in prima persona – il flusso di coscienza, essenziale fino all’osso, che torna quando, grazie ad un medico, il trauma trova cura nelle parole – fa sprofondare nella violenza, che va al di là d’ogni pur orrifica immaginazione, della prigionia, con relativa riduzione in schiavitù, e del matrimonio obbligato con un carnefice-vittima. Quando Maryam riesce a scappare con Babby, la figlia avuta da quel matrimonio, deve attraversare una natura selvaggia e molti pericoli per raggiungere una casa ben diversa da quella che aveva lasciato. Segnata dai traumi della prigionia e dallo stigma di essere una “moglie nella foresta” riuscirà, però, ad aprirsi ad una nuova possibilità di speranza e di felicità.
C’è in questo, come in altri libri della ‘O Brein, il ritrovarsi della giovane protagonista nel punto di rottura con il suo mondo precedente. Ma con il di più di violenza e di brutalità che la Storia, talvolta, contiene in sé. L’orrore dei terroristi di Boko Haram, che ha straziato la Nigeria, viene narrato con asciutto coraggio e limpida precisione. Ma con squarci di tenerezza, ogni volta che un barlume di umanità appare nell’orrore, e nella narrazione, così autentica, di una maternità iniziata e cresciuta in circostanze così particolari.
Un grande libro. Di altissimo valore letterario. E di altrettanto valore civile.
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