martedì 30 ottobre 2018

Il giorno della strage degli alberi



 
Foto dalla pagina fb del Premio GreenCare


Il giorno della strage degli alberi. Un tragico lunedì, l’ultimo di questo ottobre dal calore esagerato e dalla esagerata pioggia, in cui tantissimi alberi, in tante parti dell’Italia, sono stati violentemente divelti o spezzati dal vento e alcuni (troppi), cadendo, hanno provocato la morte e il ferimento di passanti, a piedi o in macchina. A Napoli, un ragazzo di ventun anni, studente di ingegneria.

Da un albero, ti aspetti ossigeno e quiete, ombra e frescura, conforto e bellezza, riparo e vita. In qualche modo, te lo immagini sempre con le lucine accese come se festeggiasse Natale e il cinguettio degli uccelli che ci hanno fatto nido. È sempre carico di frutti, anche se, secondo il suo genere, non ne fa. Anche quando diventa legna, è casa: mobili, porte, pavimento. Anche ultima casa, come bara. E segno di legame tra terra e cielo quando è croce.

C’è un dolore particolare quando morte e distruzione arrivano dalla natura. Esseri naturali e, insieme, culturali, come noi siamo, un terremoto, un’alluvione, una tromba d’aria ci lasciano sgomenti davanti allo zoccolo duro della realtà. Che per incuria, per inefficienza, per ignoranza, per superficialità,per disattenzione, talvolta per biechi interessi, talaltra perché la nostra gerarchia delle urgenze (anche si spesa) non è adeguata, non siamo stati in grado di umanizzare sufficientemente la natura, anzi la continuiamo a maltrattare al punto che ogni sua rabbia, ogni sua tempesta ci ricade addosso in maniera drammatica.

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