venerdì 19 ottobre 2018

Nisida: arriva la Corte. Costituzionale


 
Giuliano Amato col direttore di Nisida, Gianluca Guida e il Dirigente scolastico Gennaro Rovito

«Tutti i cittadini italiani, per la legge, non sono diversi perché né i soldi né il potere fanno la differenza e quello che ci tiene in pari dignità è che semplicemente siamo persone. Perciò tutti i cittadini che abitano in Italia sono uguali davanti alla legge, senza differenza di sesso, di razza, di qualsiasi lingua e religione e hanno piena libertà di esprimere opinioni politiche che non intralcino la legge costituzionale. Lo Stato italiano sa che i cittadini sono uguali davanti alla legge ma non sempre c’è uguaglianza di fatto. Perciò lo Stato si impegna a far sì che tutti i cittadini possano esprimere le proprie capacità e che non ci sia differenza tra persone di alta società e persone di bassa società. Tutti hanno diritto di esprimersi meglio tramite l’insegnamento scolastico.»

Questo è l’articolo 3 della nostra Costituzione riscritto dai ragazzi di Nisida, a parole loro, nel 2002, dopo la visita del presidente della Repubblica, Ciampi.

Oggi, nell’ambito degli incontri del Viaggio in Italia: la Corte costituzionale nelle carceri, ragazze e ragazzi di Nisida si sono confrontati sul terzo articolo della Costituzione con Giuliano Amato, che ha visitato l’Istituto soffermandosi nei laboratori, pranzando con i ragazzi e assistendo a due piccole rappresentazioni teatrali e musicali sul tema della pari dignità sociale.

In questo mese di lavoro preparatorio all’incontro – in cui, a scuola, siamo stati accompagnati dalla professoressa Maria Pia Iadicicco – sono emerse la rabbia, l’insofferenza, la frustrazione, la sfiducia e il fastidio, ovvero le idee e i sentimenti di ragazze e ragazzi che percepiscono le parole della Costituzione come molto lontane dalla loro esperienza.

Ne sono derivate domande sincere che hanno avuto da Giuliano Amato risposte piene di rispetto oltre che di competenza giuridica.

È stata una giornata bella, che ha lasciato una scia di speranza.

Non la chiusura di un lavoro, quindi, ma, piuttosto, l’apertura di un altro.

Meglio: continueremo a lavorare sullo stesso tema: ma con uno sguardo più fiducioso e una carica in più.

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