domenica 7 ottobre 2018

Contro il "ritorno al Medioevo"


 
Carla Padovani, foto fb

Epoca complessa – qualcuna non è (stata)? – il Medioevo è stato un lungo ed eccezionale capitolo della nostra civiltà, con molti lasciti nella nostra quotidianità: dai bottoni agli occhiali, dai comuni a chiese di grande bellezza alla nostra stessa lingua. Continuare a usare l’espressione “ritorno al Medioevo” per ogni cosa considerata, a torto o a ragione, una diminuzione di umanità è un cliché fastidioso: una forma di pigrizia mentale e/o di vera e propria sclerosi del pensiero oppure di compiacimento della propria ignoranza: un vizio da evitare.

Non capisco come qualcuno/a possa parlare dell’aborto come «valore». Non è certo così sul piano morale, ma non lo è neppure nella nostra legislazione. Sullo “scandalo” di Verona – dove la capogruppo Pd, subito accusata di voler far tornare l’Italia al Medioevo, ha votato a favore di norme che aiutino le donne che lo vogliano a non abortire – riprendo due interventi che mi sembrano pertinenti.

Il primo, non firmato è di Avvenire:
«È stato quasi un riflesso condizionato giunto da un passato ideologico che speravamo finalmente confinato ai margini della dibattito pubblico italiano. Se si cerca di tutelare la vita nascente offrendo un aiuto alle donne tentate o spinte verso l’aborto (aiutarle senza criminalizzarle, restando cioè nell’ambito dell’attuale legislazione), sarebbe plausibile pensare che tutti coloro che hanno a cuore i valori fondanti della nostra società si associno. O, per lo meno, non si mettano di traverso. Ma il Pd nazionale, ieri, ha perso un’occasione importante, scagliandosi contro la sua capogruppo in Comune a Verona, “rea” di avere votato a favore di una mozione tesa a limitare il ricorso all’aborto. Si è dimenticata la libertà di coscienza sui temi eticamente sensibili. Soprattutto, si è data la nefasta impressione di volere difendere un diritto a “escludere” e a “sopprimere” proprio quando si contesta ad altri, su altri fronti, la volontà di “escludere” e “rifiutare”. Un errore, è il caso di dirlo, mortale.»

Il secondo, su fb, è di Umberto Minopoli:
«Per la verità: la legge 194 non è una legge a favore dell’aborto ma a tutela della donna. Il principio esplicito della legge è dettare “norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Così detta la legge: norme. Che significa? Che la 194, a differenza di altre legislazioni, non concepisce l’aborto fornito liberamente a chi lo chiede ma lo considera lecito in alcuni casi e considera l’aborto non come un diritto privato e personale, come credono alcuni, ma come questione sociale, subordinata al vero principio della 194. Che non è libertà assoluta di aborto ma la” rilevanza sociale della maternità”. La legge, in sostanza, configura situazioni di ammissibilità (tra cui la salute e la tranquillità psicologica della donna) di un atto considerato, in linea di principio, negativamente. Insomma: chi è in linea di principio “a favore della vita” può essere (per me laico dovrebbe) a favore della 194. E, in quanto legge, non impedirne la sua applicazione. Questa è la 194. Ve ne siete dimenticati dirigenti del Pd? Si dissenta pure da Carla Padovani. Ma senza barare. Non è l’aborto un valore del Pd, come dice qualche dirigente in modo idiota. Lo è il rispetto di una legge, la 194, che non è “per l’aborto”, come si dice, ma per la sua “decriminalizzazione” e sottomissione a “norme”. La 194 fu scritta per poter essere tollerata e rispettata anche da credenti e dalla Chiesa. Ve ne siete scordati? Io ho l’età e la storia (ero militante del Pci all’epoca) per ricordarlo. La posizione di quel partito, che ispirò la 194, non era uguale a quella del partito radicale. Si può dissentire dalla capogruppo del PD a Verona, che ha sostenuto una mozione ispirata dai nemici della 194, ma non sostenere il falso: che l’aborto sia un “valore”. E, tantomeno, invocare, come fa Orlando, la commissione di garanzia per Padovani. Sarebbe intollerabile: non si invoca la commissione per Emiliano, uno che calpesta, rompe, umilia, violenta ogni giorno il partito che lo ha eletto e si richiedono provvedimenti per una persona che, sbagliando, ha espresso un voto di coscienza. Questo è stalinismo. Sono le porcate e le pugnalate alle spalle di Emiliano e soci che dovreste punire. Non il voto della Padovani. Due pesi e due misure? Molto vigliacco, per quanto mi riguarda.»

Nessun commento:

Posta un commento