Sto leggendo La capitale di Robert Manasse, il primo, notevole, romanzo sulla
burocrazia, che da Bruxelles si irradia negli stati europei.
Il libro merita (non poco) di
essere letto (tra le recensioni, rimando a: https://www.radiopopolare.it/2018/10/la-capitale-di-robert-menasse/)
e meriterebbe, anche, una discussione a latere, ampia e articolata (come si diceva una
volta), con una sola conclusione possibile.
Che, certamente, l’Europa Unita
come si è via via costituita dopo la seconda guerra mondiale abbisogna di
modifiche e cambiamenti: ma, soprattutto, che essa è, e resta, l’unico orizzonte possibile.
Chi, di fronte
agli interessi di Usa e Russia, non si fa carico dei comuni interessi europei
gioca contro il nostro futuro.
Tra pochi mesi ci
saranno elezioni che avranno un peso determinante nel futuro dell’Europa. L’aria
che tira non è buona. Chi può, dovrebbe lavorare perché l’aria cambi. Magari
tenendo conto di un’affermazione del più volte citato nel libro Jean Monnet: “Se
potessi ricominciare con la costruzione dell’Europa, comincerei dalla cultura.”
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