Ancora con negli occhi Trieste, visitata qualche settimana
fa, in inaspettata vacanza per allerta meteo e stuzzicata dalla notizia della
prossima ripubblicazione di Le quattro
ragazze Wieselberger, riprendo in mano il libro di Fausta Cialente, letto
nel 1977, un anno dopo la sua pubblicazione e la vittoria dello Strega, e mai
riletto.
Non mi coinvolse abbastanza per inserirlo tra i libri che amo
in assoluto e neppure tra quelli che amo perché c’è di mezzo Trieste.
Rileggerlo mi ha permesso un apprezzamento diverso.
Nonostante lo stile , sobrio ed elegante, abbia tratti
ottocenteschi (per esempio: l’uso di termini come “ebbimo” e “seppimo” ), le tematiche
della Cialente non sono lontane dai
nostri giorni: da quelle concernenti il diritto delle donne ad essere se stesse
alle tragedie cui conducono i nazionalismi.
Per chi vuole qualche motivo in più per leggerla rimando a
questo intervento di Valentina Di Cesare http://www.lundici.it/2017/04/perche-leggere-o-rileggere-fausta-cialente/
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