Dell’11 settembre 2001,
ricorderò sempre non solo le emozioni del primo pomeriggio, quando la tv
cominciò a trasmettere immagini che parevano incredibili, ma quelle, molto
forti, della mattinata.
Mattinata che passai al
Tribunale dei Minorenni dove si svolgeva il dibattimento per la messa alla
prova di un mio ex allievo.
Il ragazzo, arrivato a
Nisida con un’imputazione pesantissima, superata positivamente la messa alla
prova, oggi è un cittadino che arricchisce la sua comunità e come padre e come
lavoratore.
La vicenda è una delle
tante che conferma l’efficacia dell’istituto giuridico della messa alla prova,
tornato in questi giorni in cronaca per via dei tre ragazzi
accusati di stupro di una quasi bambina (una dodicenne di Castellammare),
trasferiti dopo qualche mese di carcere in comunità.
Non dubito che i giudici
valuteranno nello specifico per il meglio nel tentativo di favorire il recupero e il reinserimento sociale dei ragazzi accusati.
Mi sembra però
indispensabile che la società riservi se non maggiore, per lo meno identica attenzione
alla piccola vittima: che ha bisogno di supporti psicologici nonché di un
costante sostegno educativo, di una rete di relazioni solide (insegnanti,
psicologi, assistenti sociali, medici) per ricucire una ferita di gravità
assoluta e poter affrontare la crescita in un clima rasserenato.
Se nessuno deve toccare
Caino, Abele va difeso sempre.
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