martedì 11 settembre 2018

Non toccare Caino, ma difendere Abele





Dell’11 settembre 2001, ricorderò sempre non solo le emozioni del primo pomeriggio, quando la tv cominciò a trasmettere immagini che parevano incredibili, ma quelle, molto forti, della mattinata.

Mattinata che passai al Tribunale dei Minorenni dove si svolgeva il dibattimento per la messa alla prova di un mio ex allievo.

Il ragazzo, arrivato a Nisida con un’imputazione pesantissima, superata positivamente la messa alla prova, oggi è un cittadino che arricchisce la sua comunità e come padre e come lavoratore.

La vicenda è una delle tante che conferma l’efficacia dell’istituto giuridico della messa alla prova, tornato in questi giorni in cronaca per via dei tre ragazzi accusati di stupro di una quasi bambina (una dodicenne di Castellammare), trasferiti dopo qualche mese di carcere in comunità.

Non dubito che i giudici valuteranno nello specifico per il meglio nel tentativo di favorire il recupero e il reinserimento sociale dei ragazzi accusati.

Mi sembra però indispensabile che la società riservi se non maggiore, per lo meno identica attenzione alla piccola vittima: che ha bisogno di supporti psicologici nonché di un costante sostegno educativo, di una rete di relazioni solide (insegnanti, psicologi, assistenti sociali, medici) per ricucire una ferita di gravità assoluta e poter affrontare la crescita in un clima rasserenato.

Se nessuno deve toccare Caino, Abele va difeso sempre.

Nessun commento:

Posta un commento