mercoledì 19 settembre 2018

Non pene aggiuntive, ma più possibilità per i ragazzi a rischio






Martedì 18 settembre, Il Mattino ha pubblicato un articolo di Daniela de Crescenzo che riprendeva alcuni miei post. Tema: le opinioni dei ragazzi di Nisida sulla scelta di alcuni magistrati, in particolare reggini, di togliere la patria potestà ai figli dei boss.

Oggi, Marcella Oliva ha ripreso l’argomento sulle pagine de Il Fatto quotidiano.

In entrambi i casi, le due giornaliste hanno correttamente parlato con me prima di scrivere i loro pezzi.

Poiché più di uno mi ha chiesto delle ulteriori precisazioni, provo a ribadire il mio pensiero.

Con una premessa: i post ripresi dal mio blog sono del gennaio 2017, ovvero, con l’attuale la rapidità dei cambiamenti della nostra platea scolastica, non è detto che, rifacendo in classe le stesse domande, avrei ora risposte simili o equivalenti.

Non ho dubbi che togliere la patria potestà sia, in alcuni limitati e specifici casi, ciò che bisogna fare. Ma ne moltissimi sul fatto che tale scelta possa diventare una modalità normale di contrasto alla devianza minorile.

Ai ragazzi che crescono in condizioni più difficili e problematiche vanno offerte più possibilità (scuola di qualità e a tempo pieno, sport, associazioni ecc. ecc.) che gli diano un orizzonte più ampio e gli consentano di scegliere liberamente il proprio futuro.



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