«La devi ammazzare.
Due colpi in faccia a quell’infame di tua madre». All’ordine che don Nicola dà
al figlio ancora bambino, il Tribunale dei Minori di Reggio, guidato da Roberto
Di Bella, risponde con un procedimento di decadenza della patria potestà e
l’allontanamento dalla Calabria del piccolo Rocco e di sua madre.
Con la storia di
Rocco, cui si aggiungono vicende simili di figli cresciuti come soldati della
‘ndrangheta e allontanati da padri-padroni che inculcano principi di morte e
sopraffazione, si apre Rinnega tuo padre,
(Laterza) il libro inchiesta di Giovanni Tizian, (giornalista sotto scorta
proprio per le sue indagini sulla ndrangheta): una sorta di manifesto a favore
della scelta del Tribunale di Reggio.
La perdita della
patria potestà era già prevista dal nostro ordinamento giudiziario, ma nessuno,
prima di Di Bella, l’aveva applicata come metodo normale di lotta alla ‘ndrangheta: come possibilità ultima di
rompere quei vincoli che perpetuano il fenomeno mafioso, da padre in figlio,
senza che nessun intervento sociale, a cominciare da quello della scuola, riesca
a scalfirlo.
Sono proprio le
storie di madri-coraggio che hanno spesso messo in moto le stesse scelte dei
giudici e di ragazze e ragazzi che, allontanati dalla famiglia ndranghetista,
hanno iniziato, anche se con grandi difficoltà pratiche e psicologiche, una
vita più libera e autonoma, a confermare, secondo Tizian, che la scelta di Di
Bella sia quella giusta. E che, quindi, non è il caso di attardarsi sulle
riserve espresse da tanti in questi anni: sia rispetto all’uso massiccio d’un
procedimento considerato accettabile solo in casi eccezionali sia sulla possibilità
di un positivo cambiamento di vita in minori che, dopo aver subito
un’educazione mortifera in quanto basata sull’odio, subiscono anche la ferita
di uno sradicamento dei propri affetti.
Ha scritto Massimo
Recalcati recensendo il libro: «Una battaglia (quella di Di Bella, ndr) fondata
su un principio: un genitore simbolico, la legge, che opera la castrazione del
genitore reale. Quanto è grande il debito simbolico che vincola i figli ai loro
genitori? E sino a che punto il giusto rispetto verso chi ha generato e
accudito la nostra vita può giustificare la nostra devozione? Interrogativi che
attraversano da sempre il legame tra genitori e figli, ma che diventano incandescenti
Interrogativi che attraversano da sempre il legame tra genitori e figli, ma che
diventano incandescenti nell’ultimo libro di Giovanni Tizian (…) Il principio
etico che lo sostiene è chiaro: ci vuole un padre simbolico — il Tribunale dei
minorenni — per castrare l’arroganza e l’onnipotenza del padre reale; ci vuole
un autentico atto paterno — quello del giudice che prescrive l’allontanamento
dei figli dalle grinfie dei loro padri — per consentire alla vita del figlio di
crescere facendo esperienza della libertà. È un esempio formidabile di come le
istituzioni possono a volte supplire l’assenza di funzione paterna. Resta però
la ferita, in ciascuno di questi figli, dell’abbandono, della perdita del
padre. Un lutto che dovrà essere elaborato nel tempo. Rinnegare il padre è un peccato
mortale? Nelle storie di figli che Tizian racconta appare piuttosto come la
sola drammatica possibilità di fare esistere davvero un padre, ovvero un senso
umano della Legge.»
Comunque la si
pensi sulle scelte del Tribunale di Reggio, il libro di Tizian è un contributo
importante alla riflessione al dibattito: da leggere.
Pubblicato su Zoomsud: http://www.zoomsud.it/index.php/cultura/103482-le-recensioni-di-maria-franco-rinnega-tuo-padre-giovanni-tizian-laterza
Su Zoomsud anche la mia recensione a Tre volte di Alessia Principe: http://www.zoomsud.it/index.php/cultura/103457-le-recensioni-di-maria-franco-tre-volte-di-alessia-principe
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