Bucca
‘ndavi e parola no.
Quand’ero piccola, lo si
diceva come un grande complimento per una ragazza che evitasse di esprimere
qualsivoglia opinione, accentando, rimettendosi, quindi, a quelle della sua
famiglia. Ma anche un ragazzo che tacesse veniva apprezzato.
Nonostante Alvaro e tanti
altri, la Calabria, per molti anni non ha avuto per parole per dirsi. O, se le ha dette, non sono state ascoltate, non
hanno fatto opinione.
È tempo che la mia terra
trovi spazi e tempi per raccontarsi: nelle sue antiche debolezze e nelle sue
nuove fragilità, ma anche negli squarci di ricerca di un migliore futuro. Deve
potersi interrogare sui suoi limiti, cercando le modalità per superarli.
Valorizzare le sue piccole e grandi conquiste. Riconoscere la propria identità,
che non è isolamento e chiusura, ma l’essere parte, sensibile e intelligente,
di un mondo in trasformazione.
Sono grata che qualcuno
abbia pensato anche a me, nell’organizzare, per il 19, 20 e 21 luglio alcuni
workshop sul tema Gente in Aspromonte.
Per una nuova narrazione della Calabria.
Questo un mio intervento sul
tema, pubblicato su Zoomsud http://www.zoomsud.it/index.php/cultura/103604-l-intervento-la-narrazione-della-calabria-e-un-popolo-che-la-comprenda
Un tredicenne calabrese
su due non conosce l’Italiano: lo rilevano i dati Invalsi 2108, pubblicati ad
inizio luglio, che confermano la distanza nell’apprendimento tra Nord e Sud.
Poiché nessuno dotato di
criterio può pensare si tratti di problemi genetici (una sorta di minore
capacità di apprendere dei meridionali) né di incapacità dei formatori (una
parte considerevole dei ragazzi del Nord ha insegnanti provenienti dal Sud), si
dovrebbe agire, con maggiore energia ed efficacia, sulla particolare fragilità
del tessuto sociale meridionale e, nella fattispecie, calabrese, nonché sull’organizzazione
scolastica (per esempio, asili, tempo pieno, potenziamento ore di lingua ecc.)
Perché questa tematica,
la cui importanza è di tutta evidenza, non si è imposta tra le prime dell’attuale
pubblico dibattito?
Si potrebbe rispondere
che l’ignoranza gode, oggi, di maggiore interesse della cultura e della
conoscenza e che l’Italia sembra afflitta da una crisi non solo di sensibilità,
ma anche di intelligenza. La comunicazione per dir così comune, quella dei social, sembra uno sfogatoio delle peggiori
volgarità invece che uno strumento potentissimo di confronto. E quella ufficiale, ovvero la comunicazione di
giornali e tv, sembra bloccata solo su alcune linee informative. La Calabria,
in particolare, soffre di una informazione molto parziale, frammentaria, quasi
sempre centrata solo su fatti di ‘ndrangheta.
Certo, sul piano della
narrazione, molto sta cambiando. Mai come oggi, la Calabria ha (avuto) così
tanti autori, ognuno col suo timbro particolare, ma tutti riconosciuti a
livello nazionale (e alcuni anche fuori dai confini) non come autori regionali,
bensì come voci interessanti della narrativa italiana contemporanea. Ma se è in
crescita l’offerta di narrativa di qualità, che racconta la Calabria da
molteplici angolazioni, scarseggiano i lettori. L’Italia tutta legge poco, il
Sud pochissimo, la Calabria meno ancora. (I tassi di analfabetismo funzionale
degli adulti sono raccapriccianti e crescenti)
La prossima tre giorni di
Africo, incentrata su una nuova possibile narrazione della nostra regione,
attraverso la letteratura, il cinema, il giornalismo e più in generale
l'informazione è un’occasione preziosa per affrontare tematiche che riguardano
non solo la crescita culturale della Regione e il modo in cui essa viene
percepita da calabresi e non, ma la qualità della nostra stessa quotidianità.
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