mercoledì 18 luglio 2018

Bucca 'ndavi e parola sì






Bucca ‘ndavi e parola no

Quand’ero piccola, lo si diceva come un grande complimento per una ragazza che evitasse di esprimere qualsivoglia opinione, accentando, rimettendosi, quindi, a quelle della sua famiglia. Ma anche un ragazzo che tacesse veniva apprezzato.

Nonostante Alvaro e tanti altri, la Calabria, per molti anni non ha avuto per parole per dirsi. O, se le ha dette, non sono state ascoltate, non hanno fatto opinione.

È tempo che la mia terra trovi spazi e tempi per raccontarsi: nelle sue antiche debolezze e nelle sue nuove fragilità, ma anche negli squarci di ricerca di un migliore futuro. Deve potersi interrogare sui suoi limiti, cercando le modalità per superarli. Valorizzare le sue piccole e grandi conquiste. Riconoscere la propria identità, che non è isolamento e chiusura, ma l’essere parte, sensibile e intelligente, di un mondo in trasformazione.

Sono grata che qualcuno abbia pensato anche a me, nell’organizzare, per il 19, 20 e 21 luglio alcuni workshop sul tema Gente in Aspromonte. Per una nuova narrazione della Calabria.






Un tredicenne calabrese su due non conosce l’Italiano: lo rilevano i dati Invalsi 2108, pubblicati ad inizio luglio, che confermano la distanza nell’apprendimento tra Nord e Sud.

Poiché nessuno dotato di criterio può pensare si tratti di problemi genetici (una sorta di minore capacità di apprendere dei meridionali) né di incapacità dei formatori (una parte considerevole dei ragazzi del Nord ha insegnanti provenienti dal Sud), si dovrebbe agire, con maggiore energia ed efficacia, sulla particolare fragilità del tessuto sociale meridionale e, nella fattispecie, calabrese, nonché sull’organizzazione scolastica (per esempio, asili, tempo pieno, potenziamento ore di lingua ecc.)

Perché questa tematica, la cui importanza è di tutta evidenza, non si è imposta tra le prime dell’attuale pubblico dibattito?

Si potrebbe rispondere che l’ignoranza gode, oggi, di maggiore interesse della cultura e della conoscenza e che l’Italia sembra afflitta da una crisi non solo di sensibilità, ma anche di intelligenza. La comunicazione per dir così comune, quella dei social, sembra uno sfogatoio delle peggiori volgarità invece che uno strumento potentissimo di confronto. E quella ufficiale, ovvero la comunicazione di giornali e tv, sembra bloccata solo su alcune linee informative. La Calabria, in particolare, soffre di una informazione molto parziale, frammentaria, quasi sempre centrata solo su fatti di ‘ndrangheta.

Certo, sul piano della narrazione, molto sta cambiando. Mai come oggi, la Calabria ha (avuto) così tanti autori, ognuno col suo timbro particolare, ma tutti riconosciuti a livello nazionale (e alcuni anche fuori dai confini) non come autori regionali, bensì come voci interessanti della narrativa italiana contemporanea. Ma se è in crescita l’offerta di narrativa di qualità, che racconta la Calabria da molteplici angolazioni, scarseggiano i lettori. L’Italia tutta legge poco, il Sud pochissimo, la Calabria meno ancora. (I tassi di analfabetismo funzionale degli adulti sono raccapriccianti e crescenti)

La prossima tre giorni di Africo, incentrata su una nuova possibile narrazione della nostra regione, attraverso la letteratura, il cinema, il giornalismo e più in generale l'informazione è un’occasione preziosa per affrontare tematiche che riguardano non solo la crescita culturale della Regione e il modo in cui essa viene percepita da calabresi e non, ma la qualità della nostra stessa quotidianità.

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