sabato 3 maggio 2014

La speranza di non morire





illustrazione di Cecilia Latella

Agli occhi degli stolti parve che morissero;
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza è piena di immortalità.
Per una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati
e li ha trovati degni di sé:
li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno;
come scintille nella stoppia, correranno qua e là.

Sap.3, 2-7


L’ultima volta che vidi, da vivo, don Giusto Pala fu in memoria di una signora da poco defunta.
Sul sagrato – in un tramonto d’aria gradevole e in una strana sensazione di addio – mi disse che, quando le chiese si sarebbero ancor più svuotate, quando il cristianesimo sarebbe apparso sempre meno vivo in Occidente, sarebbe comunque rimasta, per i preti, un’eccezionale occasione di evangelizzazione: i funerali, con la proclamazione della vita eterna.

Non so quanto le parole dette dagli altari in occasione dei funerali – che scendono su persone troppo addolorate o troppo stanche o anche abbastanza indifferenti per essere consolate – attraversino effettivamente le orecchie dei presenti.

Ma c’è qualcosa, forse oltre il lascito delle tradizioni culturali, che fa sì che, nel momento del congedo ad una persona cara, quasi tutti, anche quelli che non lo fanno mai nel resto del tempo, continuino a raccogliersi in chiesa.

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