Ho appena finito La fragile costellazione della vita, un
romanzo sulla Cecenia in guerra.
Un libro bellissimo, commovente
ed emozionante (non perché ti fa piangere, ma perché di muove cuore e cervello).
Capace di far entrare dentro le pieghe del mondo ex- sovietico, lasciando nel
lettore un silenzio abitato di persone, idee ed emozioni.
Il giovanissimo autore (meno di
trenta anni), Anthony Marra, lo presenta così: «Questo romanzo parla delle cose che sopravvivono dentro di noi
quando tutto intorno crolla: città, istituzioni, il tetto sopra la nostra
testa. Parla dell’amore di un genitore per un figlio, dell’amore di una sorella
per una sorella, dell’amore che nasce tra due sconosciuti, con tutte le
complessità e i sacrifici che l’amore stesso richiede».
A me sembra che parli di questo e
di molto di più. Degli uomini e della loro coscienza. Dei vincoli che le azioni
di ciascuno, giuste o sbagliate che siano, creano con gli altri, di generazioni
anche successive. Della trama della storia collettiva che ognuno, consapevole o
meno, intesse giorno dopo giorno con le sue scelte. Della libertà e
responsabilità che si può assumere anche dentro l’orrore più assurdo. Che,
nonostante tutto, si può provare a diventare un anemone di mare.
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