sabato 22 giugno 2013

Il sorriso di Dominella C.





Sottile, delicata. Il volto minuto, illuminato da occhi di sorridente bontà.

Semplice nel vestire, unico vezzo una collana, regalo di laurea.

Semplicissima nei modi, alla mano con tutti.

Figlia del locale medico condotto, Dominella Caccamo è stata la prima donna medico di San Leo (R.C).

Nessun paziente, che l’abbia chiamata di notte, di domenica, di festa, ha dovuto aspettare molto per vederla arrivare, sollecita e sorridente. A nessuno, nel suo studio, sono mancati attenzione e conforto.

Una fine tragica – la festa di San Luigi, dieci anni fa –una di quelle morti violente che, negli ultimi anni, hanno prodotto un triste neologismo.

Nessuno di quelli che l’hanno conosciuta ha scordato "la dottoressa". Nei discorsi di tanti, il suo modo di essere medico rimane esemplare: segno discriminante tra come tutti dovrebbero e invece non sempre sono. La sua morte viene tuttora avvertita una lacerazione, in qualche modo una linea di demarcazione del tempo.

Non (solo) per la sua morte, ma soprattutto per la sua vita, non sarebbe il momento di fissare in un segno (per esempio, l’intitolazione di una via, una raccolta di testimonianze) questa permanente memoria collettiva?


Nota: Ho scritto queste righe per Zoomsud con difficoltà  -  http://www.zoomsud.it/commenti/54305-dominella-caccamo-dottoressa-indimenticabile.html - per il timore di urtare il vivo dolore dei vivi e per la consapevolezza che, talora, il silenzio è preferibile a parole insufficienti. 

L'ho fatto con la consapevolezza che, nonostante tutto, talora, è meglio balbettare che tacere e che le luci non possono restare per sempre nascoste.

E la convinzione che la gentile dottoressa, di cui ricordo bene il sorriso, andrebbe onorata non solo "civilmente", come ho scritto nelle ultime righe del pezzo su Zoomsud, ma che anche la chiesa reggina potrebbe (dovrebbe?) trovar modo di farla ricordare.

1 commento:

  1. Quale importante principio, Maria, hai sottolineato ricordando Dominella Caccamo: meglio balbettare che tacere.
    Grazie!

    Anna

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