mercoledì 1 maggio 2013

Ma le vittime non diventano carnefici






Che il razionale sia reale non mi pare facilmente provabile.



Che il reale sia razionale, invece, sì. Naturalmente se si intende che cosa fatta capo ha: ovvero che c’è una spiegazione (almeno in termini di possibilità) per ogni evento.



Ma “spiegazione” non è – né può essere – sinonimo di “giustificazione”.



Chi spara, o in altro modo attenta alla vita altrui non è una vittima che si trasforma in carnefice: è, più semplicemente, uno che delinque.



Il suo gesto può trovare “spiegazioni”, non “giustificazioni”: va condannato, punto: senza se e senza ma.



Perché non si può dare spazio a chi fa male. Ma anche per il rispetto profondo che si deve a chi, davvero vittima, prova a tirarsi fuori dal vicolo in cui è stato stretto e cerca, con fatica e dignità, ogni soluzione possibile, purché nei limiti della legge.



Ovvero, trovare giustificazioni per chi delinque rischia di diventare anche una mancanza di rispetto per tutte le migliaia di piccoli eroi della quotidianità: vittime che si guardano bene dal diventare carnefici.



Su Zoomsud si sta svolgendo un ricco dibattito sull'uso che i media hanno fatto della provenienza regionale dell'attentatore di palazzo Chigi di domenica 28 aprile.

Questo è stato il mio contributo:"Calabrese": se l'ironia batte il razzismo
http://www.zoomsud.it/commenti/51585-qcalabreseq-se-lironia-batte-il-razzismo.html






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