“Lavoravo fino a ieri, mi sono
licenziata per seguire mio padre. L'avevo già fatto per mia madre. Ora lo
rifaccio per mio padre, come è giusto che sia. Tutti i progetti di vita che
avevo fatto già dalla morte di mia madre si sono in un momento stravolti [...]
Quindi si ricomincia: altri progetti, altri obiettivi e vedremo di portarli a
termine sperando che tutto vada bene. Siamo rimasti solo io e lui. Ci
ritenevamo un esercito sgangherato. Ora siamo mezzo esercito e ancora più
sgangherato”.
La ventitreenne Martina Giangrande, la figlia del
brigadiere più colpito nell’attentato a palazzo Chigi di domenica 28 aprile, da tre mesi orfana di madre, ha la tempra di chi è cresciuto in fretta e può insegnare a tanti più grandi di lei.
Figlia, ora, di tutti gli italiani decenti. Che le devono l'abbraccio di un affetto vero, capace di ascoltare la sua lezione.
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