C’è una sospensione particolare,
quando il protodiacono si ferma un attimo dopo l’annuncio “Habemus Papam”.
Per tutti. Perché, anche solo a
leggere fb e twitter, pare che l’emozione, dall’attesa della fumata bianca, colga,
per qualche ora, se non tutti, almeno la grande maggioranza delle persone, credenti
e non credenti, mangiapreti, indifferenti, e frequentatori di sagrestie.
Per i credenti, quella
sospensione ha sapore speciale.
E’ l’attimo in cui qualsiasi cattolico semplice, anonimo, di
quelli che, magari tra molti limiti ed errori, sanno che c’è un cielo sopra di
loro e la legge morale dentro di loro coglie perfettamente che, se anche il nome che sta per essere
pronunciato non sarà quello che vorrebbe,
quello sarà anche il suo Papa. Pronto a gioire comunque, dicendo a se stesso qualcosa
come: non era il mio candidato, è il mio Pontefice.
In una serata di pioggia – con un
pennuto che per ore ha vigilato sul comignolo della Sistina, quasi il segno
della scelta nuova cui lo Spirito
spingeva – il nome è stato un’esplosione di meraviglia, di stupore e di
letizia.
Data più o meno per defunta
(previsione che si ripete nei secoli, con accentuazioni più forti in vari
periodi, gli ultimi anni per esempio), la Chiesa si rivela sorprendentemente
giovane.
E un senso di primavera rinnova
la speranza. Del mondo.
Su Zoomsud, i versi di Natina Pizzi
http://www.zoomsud.it/commenti/49091-e-calabrese-la-prima-poesia-per-papa-francesco.html
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