martedì 12 giugno 2012

Vanagloria di Hans Tuzzi




Parlano, parlano sempre i protagonisti di Vanagloria di Hans Tuzzi, pubblicato da Bollati Boringhieri. Decine e decine di personaggi, tra cui i Magnifici Otto, omosessuali, accomunati anche dallo stesso nome di battesimo; molti intorno ai cinquanta anni, tutti colti; molti intellettuali di professione, professori universitari, poeti, funzionari addetti alla cultura. Conversazioni che fluiscono per 451 pagine, piene di citazioni di opere letterarie e cinematografiche, dialoghi che vanno dal lavoro alla carriera, al sesso, ai soldi, ai figli, più o meno problematici. Tutti tolleranti nei confronti dei vizi propri e altrui. Tutti di sinistra in una Milano, Paneròpoli, governata dalla destra.

Ci fosse, da parte dell’autore, uno sguardo tagliente, ne potrebbe venire l’affresco, duro e grottesco, d’un’epoca. Ma, il suo, resta sempre un atteggiamento sostanzialmente ambiguo nei confronti dei personaggi e della storia e la sensazione che lascia questo libro, di pur gradevole lettura, è quella della decomposizione di una società. Dove la morte aleggia, ma senza dramma.

Come se, in fondo, questa borghesia colta e ricca e di sinistra nulla avesse da opporre allo sbriciolarsi d’una storia e d’una nazione se non parole incapaci di dire.
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Ho recentemente letto il romanzo premio Pulitzer 2011, molto lodato dalla critica per la formidabile innovazione stilistica. Che io ho cercato, ma non trovato.






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