“Tre
è un numero imperfetto”, commenta la sovrintendente di polizia Blanca
Occhiuzzi, quando il commissario Martusciello suddivide tra le lei , se stesso
e l’ispettore Liguori, i compiti per venire a capo dell’uccisione di Gennaro
Mangiavento, in arte Jerry Vialdi, “ex cantante di matrimoni, poi ex cantante
neomelodico, poi ex cantante di tradizione e folclore, poi ex cantante Ariston,
poi ex attore di musical, poi finalmente cantante sensibile di entusiasmi di
critica colta”, trovato morto dentro una porta dello stadio San Paolo con dei
fili d’erba in bocca.
Comincia
da qui Tre, numero imperfetto di
Patrizia Rinaldi, appena edito da e/o, in cui ritroviamo i già noti
Martusciello, Liguori e Occhiuzzi, protagonisti di Napoli-Pozzuoli. Uscita 14 e Blanca,
editi da Flaccovio, insieme ad una miriade di personaggi, sullo sfondo una
città, Napoli, restituita, nelle sue parti più belle e in quelle che lo sono
molto meno, con grande autenticità.
Pur
mantenendo il timbro di spiccata personalità di una scrittura tutt’altro che
omogeneizzata secondo gli standard attuali, anzi fortemente stratificata di
suoni – con alternanza di diversi strumenti, dal pianoforte al contrabasso – e
di immagini ad alta risoluzione, Patrizia Rinaldi lavora, in questo libro, di
sottrazione e ne fa un testo veloce, in cui lo stile si compone, in equilibrio,
con una storia che esplora vite ai margini e lacerazioni dell’anima. Un giallo
che, pur godibile dagli amanti del genere per il filmico ingranaggio della
vicenda, fuoriesce dagli schemi di genere, per l’intensità dello stile e lo
spessore emozionale.
Il
dolore del vivere attraversa pagine che affrontano la complessità del male,
facendo emergere una magmatica e variegata gamma emozionale, dove, di contro
alle molteplici lame di coltello dell’amore degradato e decomposto via via in
odio, luminosa appare la maternità adottiva di Blanca, non per nulla quella
che, pur quasi cieca, “vede” più chiaro di tutti.
Libro
in qualche modo di svolta nella ricca produzione di Patrizia Rinaldi, perché
segna chiaramente l’avvicinamento dell’autrice, sicuramente tra le migliori nel
campo della letteratura per l’infanzia e ormai consapevolmente signora anche
del giallo – quante italiane al suo livello anche in questo settore? – al
romanzo tout court. Disciplinata da un lungo allenamento, la sua scrittura di
pane e sangue, che riporta alle viscere ribollenti del Vesuvio, potrà finalmente
scorrere in una storia di ampio respiro, che la imponga all'attenzione generale.
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