mercoledì 18 novembre 2020

Le parole che ci servono

https://www.youtube.com/watch?v=ArFailMum8M&t=152s

Lunedì 16 novembre è andato in onda, su Tv 2000, uno speciale di “Donne che sfidano il mondo”, con il rimontaggio delle tre puntate del programma dedicate a Michela Murgia, a Floriana Bulfon e a me, unite da un filo conduttore: “Le parole come armi”.

Ringrazio chi ha voluto dedicarmi ancora attenzione, soprattutto perché ha intrecciato la mia alle vicende di due donne che hanno fatto delle parole il loro modo di essere nel mondo. Avevo visto tutte e tre le puntate, registrate nell’autunno 2019 e trasmesse tra settembre e la prima parte di ottobre, quando ancora sembrava che la pandemia in atto fosse sotto controllo e che, con le cautele del caso, alcune abitudini di vita potessero essere esercitate. Riviste a così breve distanza, ma in condizioni così diverse – in zona rossa, con i morti che crescono e la crisi economica che morde – mi sono sembrate ancora più interessanti.

Vorrei sottolineare due punti.

Uno. Nell’attuale situazione, in ogni contesto, e, soprattutto da chi ha un ruolo pubblico, grande o piccolo che sia, le parole andrebbero particolarmente misurate. Parole pensate per favorire, in tutti, ragionevolezza, lucidità e speranza. È un momento buio. Non rendiamolo vuoto che chiama baratro. Proviamo a mettere luci, anche piccolissime, che guidino al futuro che, comunque, verrà: e sarà come lo costruiremo.

Due. A rischiare più di tutti di perdere le parole – e, con esse, il pensiero e la prospettiva che consente di affrontare con coraggio i problemi, anche drammatici, dell’oggi, mantenendo, nel pessimismo della ragione, la fiducia della volontà – sono le persone particolarmente fragili, per età, condizioni di salute, situazione economica, carenze culturali. Tra queste, ragazze e ragazzi più “marginali” e “periferici”.

Nella trasmissione di lunedì, brilla(va) l’intervento – forte: intelligente e sensibile – di Giovanni, mio ex alunno, che la parola l’ha conquistata e non deve perderla (lo Stato non gliela deve far perdere) a causa della crisi che falcia una serie di attività economiche. Ai tanti fratellini e sorelline di Giovanni, anche in questi mesi di scuola a singhiozzo, andrebbe garantito uno spazio-tempo in cui dirsi ed essere ascoltati. Il silenzio è cosa meravigliosa quando è pieno di idee che si possono comunicare; se diventa afasia è sinonimo quasi di morte.

 

 

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