venerdì 21 febbraio 2020

Di copie, pagelle e non solo





Copia, copiella, mi prendono in giro a casa. Ho passato un numero spropositato di ore a copiare al computer scritti, a mano, dei ragazzi di Nisida. Oggi ne ho copiato uno, per il prossimo libro, di una ragazza che non è più in Istituto. Fogli a quadretti, scritti fitto fitto, che, per me, valgono più di un regalo importante.

Ed una gioia grande – di quelle, per intendersi, che, anche in inverno, spalancano il cuore sull’estate – è la foto, arrivata ieri, della, bella, pagella di primo quadrimestre di un ex alunno. Il giorno che si laureerà (perché mi aspetto che lo faccia), festeggerò più di quanto abbia mai festeggiato una vittoria personale.

Approfitto di questa doppia gioia per rispondere ad un’osservazione – Ma un ragazzo che si sta ricostruendo una vita non ha diritto all’oblio del suo passato? – che mi è stata fatta qualche giorno fa per un mio articolo sul Riformista Napoli, dove un ex ragazzo di Nisida era citato in maniera riconoscibile.

Naturalmente, quando si tratta di minori, bisogna garantire – lo dice la legge, ma anche il buon senso – l’anonimato. Per chi è maggiorenne, correttezza vuole che non lo si esponga mai contro la sua volontà.

Ho conosciuto ragazzi/e che hanno preso, dopo Nisida, una loro, buona, strada, nascondendo il loro passato. È una decisione che capisco e rispetto. Non è bello sentirsi pre-giudicati, guardati con diffidenza, messi continuamente alla prova. Ognuno ha diritto di proteggere se stesso, di mettersi addosso, se lo fa sentire meglio, una corazza di difesa. 

Ma ho sempre visto come un elemento di forza chi dice, guardandoti in faccia: Ero quello, ora sono questo. È come se ti inchiodasse a guardalo davvero, a tener conto che, se ha (avuto) la forza di superare il suo passato, può gettarsi dietro le spalle gli eventuali, miopi, pre-giudizi. Perché non dipende (più) da valutazioni esterne a lui, ma solo dall’obiettivo che si è dato.

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