giovedì 17 gennaio 2019

Frammenti d'un anno scolastico: Pensieri d'una mattina d'inverno





Trenta anni fa, i ragazzi di Nisida erano diversi dai loro coetanei: per linguaggio e modalità di presenza. Spiegavano questa distanza con l’essere sfortunati, ovvero in qualche modo costretti dalle circostanze della vita all’errore. E ci tenevano ad affermarsi uguali agli altri nel desiderio, se non nella prospettiva, di un futuro sereno, in cui la normalità del vivere consentisse, la notte, di dormire tranquilli.

Oggi, i ragazzi di Nisida sono identici ai coetanei: per linguaggio e modalità di presenza (tatuaggi in particolare), anche se i primi sfoggiano tute e scarpe di costo molto più alto. Ci tengono, però, a sottolineare che il loro modo di pensare, di agire è molto diverso da quello dei secondi. E affermano, con una sorta d'orgoglio, che delinquere è una loro, libera, scelta di vita.

In questi due fermo-immagine, che mi attraversano la mente in una luminosa mattinata d’inverno in aula, c’è l’incancrenirsi di problematiche sociali mai affrontate in maniera vincente. E c’è, pure, l’enorme difficoltà, degli adulti, di approcciare percorsi rieducativi che abbiano effettive possibilità di concretizzarsi, per i ragazzi, in strade nuove.




(Nei giorni scorsi, è tornata, peraltro in bocche che dovrebbero parlare un linguaggio istituzionale, l’espressione marcire in carcere: un modo, orrendo, di calpestare la Costituzione nonché l’essenza della democrazia e il senso dell’umanità)

1 commento:

  1. QUESTO SENSO DI SCONFORTO E, IMPOTENZA LO PROVO ANCH'IO CON RAGAZZI CHE HANNO FAMIGLIE ASSENTI E PERMISSIVE,PER INCAPACITA' DI RAPPORTARSI CON I PROPRI FIGLI . IN QUESTO I VOSTRI RAGAZZI SONO PIU' FORTUNATI !!!!

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