Primavera dintorno
Brilla nell’aria,
e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla
intenerisce il core.
Nessuno come Leopardi è riuscito a restituire in
parole l’incanto della primavera, il rinnovarsi della natura, la nuova energia
che germoglia nel cuore.
Questo non è uno di quei
Venerdì santi in cui la natura sembra adeguarsi alla tristezza del giorno più
nero, quello della passione e morte di Cristo, in cui si condensano tutte le
passioni e morti degli uomini. Al contrario, è uno di quei Venerdì santi, col
mare che sa di zagara e i mandorli e i peschi fioriti che sembrano cantare vita.
In fondo non c’è
contraddizione: perché la vita non prescinde mai dal dolore, anzi diventa vita
proprio assumendolo su di sé in maniera che l’albero secco della croce riprenda
linfa e foglie e frutti.
Come, in fondo, non c’è
contraddizione nel fatto che tutta la mattinata, prima dei riti religiosi del pomeriggio,
l’odore dei dolci pasquali appena infornati si è rincorso per le strade di
paese.
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