venerdì 30 marzo 2018

Venerdì Santo






Primavera dintorno
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.

Nessuno come Leopardi è riuscito a restituire in parole l’incanto della primavera, il rinnovarsi della natura, la nuova energia che germoglia nel cuore.

Questo non è uno di quei Venerdì santi in cui la natura sembra adeguarsi alla tristezza del giorno più nero, quello della passione e morte di Cristo, in cui si condensano tutte le passioni e morti degli uomini. Al contrario, è uno di quei Venerdì santi, col mare che sa di zagara e i mandorli e i peschi fioriti che sembrano cantare vita.

In fondo non c’è contraddizione: perché la vita non prescinde mai dal dolore, anzi diventa vita proprio assumendolo su di sé in maniera che l’albero secco della croce riprenda linfa e foglie e frutti.
Come, in fondo, non c’è contraddizione nel fatto che tutta la mattinata, prima dei riti religiosi del pomeriggio, l’odore dei dolci pasquali appena infornati si è rincorso per le strade di paese.

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