Dopo
la fatica della salita, c’è sempre il piacere della discesa.
Così Andrea, il 17
febbraio scorso, ha concluso il suo intervento nel corso dell’incontro tra i
ragazzi di Nisida e quelli di In viaggio
per guarire.
Appariva fisicamente debole, ma non aveva usato le grucce per
raggiungere il palco. E la sua voce era stata ferma e pacata. Aveva raccontato
di sé, della sua lotta contro la malattia, della sua passione per la bicicletta
con toni così sereni, una luce così intensa negli occhi e un sorriso così dolce
che nessuno dei presenti quel pomeriggio al Centro Studi di Nisida dimenticherà
mai. Un guerriero mite: che vivrà dentro di noi.
(Da stamattina, mi ronza
in mente Onore a quanti in vita…: se,
giustamente, bisogna onorare coloro che si
ergono a difesa di Termopili, quanto più bisogna farlo con chi dà tale
prova di sé nell’amare la vita anche quando essa costringe a prove tanto crudeli?)
Nel dolore di una perdita
così atroce (in tanti mi hanno chiesto di esprimere la nostra vicinanza ai
genitori, ai compagni, alla sua insegnante, Anna Berenzi) e nella gratitudine d’aver
avuto la possibilità di condividere, per qualche ora, la sua forza e il suo
coraggio, mi auguro che il cielo e il mare di Nisida, ultima tappa del suo
viaggio in giro per l’Italia, gli siano rimasti fino alla fine come una delle
carezze del suo breve e immortale passaggio su questa terra.
Ho appreso questa terribile notizia e sono rimasto scosso profondamente. Ero anche io presente e ho ascoltato con ammirazione Andrea. Esprimo ai suoi cari e a quanti soffrono per la sua separazione sentite condoglianze. Voglio però esprimere la mia gratitudine ad Andrea e agli altri compagni di viaggio per quanto mi hanno donato in quell'incontro.
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