Domenica scorsa, fin
dalla primo exit poll, mi sono chiesta se, tra gli sconfitti delle
elezioni del 4 marzo, non abbia un posto di rilievo il papa. E mi è sembrato strano,
nei giorni successivi, non vedere qualche titolo a riguardo.
Il referendum del 74, con
la conferma del divorzio, certificò l’inizio della fine del predominio
culturale cattolico per quanto riguarda(va) la vita personale e familiare e, soprattutto,
la morale sessuale (la conferma, eclatante, si ebbe con la conferma referendaria
dell’aborto).
Adesso, dopo cinque anni
di un pontificato che si è speso moltissimo sull’accoglienza ai migranti, la
vittoria di un partito che ha fatto del no all’ invasione straniera, insieme all’antieuropeismo, il suo asse portante e di un altro che,
sui temi dell’immigrazione, ha posizioni ambigue, ma molto vicine alle
precedenti, certifica che la simpatia di cui sembra godere papa Francesco non
si trasforma in incidenza su un punto nevralgico del nostro presente
collettivo.
Ne deriva un
interrogativo: la chiesa cattolica sta diventando marginale, nel nostro paese,
anche per quanto riguarda i valori non solo di vita personale ma anche quelli
della vita collettiva, valori che, fino ad ora sono rifluiti in scelte
legislative anche di orientamento tutt’altro che vicino al cattolicesimo?
Questo post è stato
ripreso da Zoomsud http://www.zoomsud.it/index.php/politica/102591-dopoilvoto-il-papa-e-la-chiesa-sono-stati-sconfitti
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