sabato 10 marzo 2018

Le elezioni e lo sconfitto di cui si tace







Domenica scorsa, fin dalla primo exit poll, mi sono chiesta se, tra gli sconfitti delle elezioni del 4 marzo, non abbia un posto di rilievo il papa. E mi è sembrato strano, nei giorni successivi, non vedere qualche titolo a riguardo.

Il referendum del 74, con la conferma del divorzio, certificò l’inizio della fine del predominio culturale cattolico per quanto riguarda(va) la vita personale e familiare e, soprattutto, la morale sessuale (la conferma, eclatante, si ebbe con la conferma referendaria dell’aborto). 

Adesso, dopo cinque anni di un pontificato che si è speso moltissimo sull’accoglienza ai migranti, la vittoria di un partito che ha fatto del no all’ invasione straniera, insieme all’antieuropeismo, il suo asse portante e di un altro che, sui temi dell’immigrazione, ha posizioni ambigue, ma molto vicine alle precedenti, certifica che la simpatia di cui sembra godere papa Francesco non si trasforma in incidenza su un punto nevralgico del nostro presente collettivo.

Ne deriva un interrogativo: la chiesa cattolica sta diventando marginale, nel nostro paese, anche per quanto riguarda i valori non solo di vita personale ma anche quelli della vita collettiva, valori che, fino ad ora sono rifluiti in scelte legislative anche di orientamento tutt’altro che vicino al cattolicesimo?




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