mercoledì 22 ottobre 2014

Quel che rischiano gli adolescenti a vedere Il giovane favoloso



 
Disegno di Cecilia Latella

«Non pensare all’elefante. Non pensare all’elefante. Non pensare all’elefante. Ma, come insegna Lakoff, ripeterselo è il modo migliore per continuare a pensarlo. E durante la visione de “Il giovane favoloso” di Martone (precisamente dall'intervallo in poi) il mio elefante fu il seguente: «Un adolescente che sta studiando Leopardi, che impressione ne potrà trarre?» Alla fine del film, mi sono risposta: la conferma a tutti i pregiudizi». Sul suo blog, Josephine Condemi, una delle voci più originali e sensibili della Calabria più giovane, motiva le sue forti riserve nei confronti del film di Martone http://josephinecondemi.wordpress.com/2014/10/21/de-il-giovane-favoloso-e-lelefante/ concludendo: «… immagino il secchione uscire dal cinema a metà tra il compiaciuto e lo scoraggiato, il bulletto sempre più convinto a unirsi a tutti coloro che chiamano Leopardi “Nanerottolo” e in classe il rafforzamento dell’idea che se studiare significa combinarsi così allora meglio non esagerare. In un paese di analfabeti funzionali, non mi pare un grande risultato».

A studiare Leopardi, si arriva, nella scuola italiana, all’ultimo anno del superiore. Prima, forse, s’è letto qualche canto alle medie e qualche altro canto più un’operetta morale al biennio (temo sia passata da tempo l’epoca in cui si mandavano a memoria Il sabato del villaggio, Il passero solitario, A Silvia). Quindi, a occuparsene si arriva più o meno a diciassette/diciotto anni: epoca meravigliosa per provare a capire il mondo, la storia, se stessi.

Vedendo il film di Martone un diciassette-diciottenne che, in questi mesi, sta studiando Leopardi effettivamente rischia grosso.

Prima di tutto, in generale, rischia di verificare – verificare in quanto dovrebbe saperlo già; ma se non lo sapesse, avrebbe ottime possibilità di scoprire – che un poeta, quanto più è grande, tanto meno è l’ingessata figurina di un santino, da conservare in non sfogliate pagine di libro.

Nello specifico, rischia di verificare/scoprire un sacco di cose. Per esempio, che Leopardi è stato un giovane fragile e forte, intelligente e sensibile, ironico fino al sarcasmo, tagliente nei giudizi. Insieme, immerso e fuori dal suo tempo. Di sentimenti forti e di pensieri robusti. Capace – negata la consolazione della prospettiva di fede e respinte le lusinghe delle magnifiche sorti e progressive – di affrontare la propria infelicità a viso aperto, trasfigurandola in versi, per chi li legge, di sublime incantamento.

Ma rischia, anche, qualcosa in più. Soprattutto se ha un insegnante che ama cultura, letteratura e allievi. Ovvero, rischia di scoprire che il Leopardi di Martone è, appunto, Leopardi visto da un regista che ha una sua cultura, una sua idea del mondo, una sua sensibilità: che non corrisponde necessariamente né al Leopardi del proprio professore e neppure a quello che lui stesso può prefigurarsi, a patto di leggerlo, rileggerlo, e  rileggerlo ancora. Che, insomma, la cultura non è fatta di statue di gesso ma scambio di idee e sensibilità, dialogo e critica: comunione di somiglianze, ma anche fervido confronto di differenze, capacità di distinguere tra il gusto personale e il valore oggettivo di un'opera.

Come nella poesia di Kavafis – Itaca ti ha dato il bel viaggio,/senza di lei mai ti saresti messo/sulla strada: che cos’altro ti aspetti? – con Il giovane favoloso Martone ha dato alla scuola una strada in più per mettersi in viaggio alla scoperta, ciascuno, del proprio Leopardi. Non sarebbe colpa sua (di Martone) se la scuola ne approfittasse poco o male.

Ps Quanto al bulletto pure lui rischia qualcosa a vedere il film di Martone. Che, magari, gli potrebbe suggerire che, a prendere in giro il gobbo e nanerottolo di turno (che sia il ciccione, quello senza fidanzata, quello senza motorino ecc. ecc.), gli può capitare di darsi una zappa sui piedi. Che, l’altro, il diverso, l’inferiore, ben diversamente da lui, magari è uno di cui si parlerà ancora tra due secoli.

Nessun commento:

Posta un commento