Ci sono cose che
rifaccio, a Nisida, ogni anno.
Qualunque sia il gruppo di ragazzi/e presenti a scuola.
Qualunque siano il tema, i progetti, le specifiche iniziative
dell’anno.
Per esempio, non c’è stato un periodo d’Avvento, in questi
ultimi trenta anni, che non abbiamo visto Natale
a casa Cupiello. Con reazioni, da parte dei ragazzi, diverse. Potrei quasi,
forse, indicare le caratteristiche d’ogni anno scolastico nisidiano a partire,
proprio, da quelle diverse reazioni.
Oppure, la giornata
Infinito.
Stamattina, come ogni anno,
ho detto ai ragazzi: “Adesso vi recito una poesia. È molto breve, dura solo
qualche minuto. Ascoltatemi attentamente. Se preferite, chiudete gli occhi. Non
provate a capire che cosa dice, cosa significano le singole parole, ma state a
sentire che emozione vi dà”.
E, come ogni anno, ragazzi (che il nome Leopardi lo associano, al massimo, ad una stazione della
metropolitana) mi hanno dato le stesse risposte che i loro compagni mi hanno
dato venti, dieci, cinque anni fa.
Un immediato “bella”, seguito da una serie di endiadi: solitudine
e pace, malinconia e quiete, tristezza e felicità.
Emozioni da cui poi partiamo per leggerla, e rileggerla, insieme.
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