domenica 4 marzo 2012

Mio Padre, un anno dopo


E’ morto mio padre. Un uomo che ha dato alla vita più di quanto la vita abbia dato a lui. Un uomo giusto, buono e mite, dalle convinzioni profonde che difendeva con grande forza polemica. La sua risata “stutava ‘u suli”, come ha detto il parroco alla messa funebre riprendendo voci di paese: perché era così allegra da superare, fin quasi ad esaurirla, la luminosa bellezza del sole. Suo padre emigrò in America quando lui aveva tre anni; l’avrebbe rivisto a ventinove. Sua madre, lavorando coperte all’uncinetto alla luce della luna per non consumare candele, gli ha consentito di studiare – il vocabolario d’italiano le costò la vendita del suo poco oro di nozze. Diventò ferroviere a diciotto anni e, subito dopo, soldato in Aeronautica. Si trovava a Roma al momento dell’armistizio; andò verso Nord; riprese a fare il macchinista e cominciò a fare il partigiano: a ricordarlo, a casa, più che la medaglia, ci sono gli ideali che ha trasmesso. E’ stato uno di quei comunisti di base che con disinteressata passione hanno grandemente contribuito al quel po’ di giustizia e dignità che l’Italia conserva ancora. Un cristiano anonimo, che ha fatto del bene a tutti. Un’infanzia di fame e fatiche – dieci chilometri, all’andata e dieci al ritorno, al giorno a piedi per andare a scuola, le scarpe infilate sulla soglia per non consumarle. Una maturità di conquiste e realizzazioni. Da pensionato  – mai un giorno d’assenza al lavoro – è tornato al mestiere antico degli avi, il contadino, e la sua terra è stata, per anni, il più bel giardino della zona. Poi, atroci anni finali, rimasti pienamente umani solo grazie alla grande fede e all’eroico amore di mia madre e all’affettuosa generosità di T., una di quelle donne semplici e forti, che restano sconosciute ai più e che, in realtà, reggono il mondo.
Un grazie a chi, in vita e in morte, lo ha onorato e a chi, con un sorriso, lo ricorderà.
Pubblicato lo scorso anno su Zoomsud http://www.zoomsud.it/commenti/8200-mio-padre.htm

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