lunedì 13 febbraio 2012

Nisida. Appunti di didattica sperimentata: 8. Fotoromanzi



8. Fotoromanzi

La realizzazione del primo fotoromanzo, Liberi di amare, pubblicato alla fine di maggio 2009, ha rappresentato la fase più allegra del lavoro didattico di questi anni.
Si è costituita, per la prima volta nella nostra storia, una classe mista ragazzi-ragazze, che si è incontrata due volte la settimana per coordinare il lavoro di tutti al fine di scegliere una trama, trasformarla in uno storyboard, trasferirla in immagini farne una versione cartacea e una web.
“Mattinate che passano in fretta, con ragazzi e ragazze che si divertono prima a inventare delle storie, a sceglierne una, a scrivere i dialoghi, poi a immaginarne la trasposizione in tavole fotografiche, a scegliere gli attori, protagonisti e comprimari, a fare le foto a costruire al computer la grafica delle singole pagine, fino al risultato che vedete. – così scrissi, presentando il fotoromanzo – Ci siamo divertiti, in classe, e non per una o due lezioni, ma per otto mesi di seguito, imparando tantissime cose. Prima di tutto, a stare insieme, ragazze e ragazzi, rispettando sensibilità diverse: la classe mista sperimentale ha discusso di emozioni e sentimenti, di amori e tradimenti, del modo simile e diverso di ragazze e ragazzi di affrontare una relazione, ma soprattutto ha appreso a gestire settimana dopo settimana la forte carica emozionale e i molteplici sentimenti che si sono innescati, i piccoli innamoramenti e i piccoli conflitti.
Un percorso di educazione sentimentale condiviso tra ragazzi, che hanno fatto a gara a entrare nel gruppo, che si è allargato nel tempo, e ragazze di etnie diverse, tra cui molte rom, che per la prima volta hanno accettato di svolgere un’attività insieme ai ragazzi e anche di farsi fotografare.
Sul piano cognitivo, i componenti del “laboratorio fotoromanzo” sono giunti a: elaborare di una storia fantastica; strutturare un dialogo; trovare la sintesi necessaria per i fumetti; allenarsi a comprendere e utilizzare linguaggi diversi; mettere in scena un testo; fare ed elaborare le foto; utilizzare un programma grafico computerizzato”.
Ne spiegavo così la genesi: “Il fotoromanzo è nato in modo casuale, fattosi, poi, impegno vincolante. All’inizio del gennaio 2008, con la città e la periferia di Napoli sommerse dalla spazzatura, Roberto Dinacci passò da casa mia per avere notizie dell’andamento delle fasi finali di lavorazione di Un vaporetto bianco fa la spola… Per l’allora ministro all’Innovazione, Roberto stava seguendo anche a Nisida il progetto 100 Napoli, di cui la pubblicazione degli scritti dei ragazzi era un tassello importante. Ma per Nisida, come per tutte le altre realtà in cui si trovava inserito, egli si stava impegnando senza risparmio di tempo e di energie, ben al di là dei doveri istituzionali, teso a trovare strade di un effettivo reinserimento dei ragazzi, grazie anche alla diffusione solidale dell’innovazione. Stava, quel giorno, particolarmente stanco e triste per l’incapacità della politica di dare risposte sensate allo stato di degrado che i cumuli di spazzatura per strada evidenziavano fortemente: un fallimento degli altri che viveva come una responsabilità personale. Allora provai a farlo sorridere, dicendogli: ‘Dopo il Vaporetto, sai cosa faremo? Un Fotoromanzo, l’idea me l’ha data mia figlia…’. Rimase un attimo incredulo, poi quando cominciai a snocciolare: ‘Si, perché…’ si entusiasmò: ‘Scrivimi una mail, ne parlo col ministro’. Non ci fu il tempo per quella mail, perché, poco dopo la presentazione ufficiale del Vaporetto, Roberto Dinacci morì, mentre svolgeva una delle tante attività di volontariato che occupavano il suo tempo libero: un eroe civile del nostro tempo. E’ chiaro che quando poi uscì dal ministero dell’Innovazione il bando per un concorso per un progetto didattico innovativo ci è sembrato un dovere partecipare con un progetto Fotoromanzo e, quando abbiamo superato la selezione, un onore poter lavorare nel nome di Roberto, cui i ragazzi sono molto legati, e con la strumentazione tecnologica che lui aveva voluto per Nisida”.

Che una buona parte del gruppo Fotoromanzo avesse conosciuto Roberto, lo ri-conoscesse come un amico e volesse in qualche modo manifestare un senso di affetto e gratitudine fu un elemento trainante dell’intero progetto, come lo furono i riconoscimenti pubblici a Un vaporetto bianco fa la spola… che li aveva visti, il precedente anno scolastico, protagonisti in positivo. Ma un peso decisivo ebbe il lavoro comune ragazzi-ragazze, che ebbe un risvolto importante nella scelta della tematica e contribuì fortemente a produrre un sensibile cambiamento nelle modalità di espressione delle ragazze. In particolare le giovani rom, che fino a quel momento non avevano mai osato esprimere un parere in pubblico, hanno via via acquisito una maggiore consapevolezza di se stesse.

La storia scelta è un amore vero sbocciato a Nisida e seguito all’interno di una settimana di normali attività – scuola, laboratori, sport, teatro – in cui viene anche intitolata a Roberto l’aula dove si lavora al fotoromanzo e si svolgono alcuni progetti di particolare importanza, a partire dal Laboratorio di politica, che vede i ragazzi e le ragazze incontrare personalità politiche, della cultura, dell’economia, dello spettacolo sulle tematiche della cittadinanza e della legalità.

Verso settembre abbiamo iniziato a fare la scuola mista, cioè ragazzi e ragazze scrivevamo le storie ognuno di noi poi le leggevamo e quelle che non ci piacevano non le sceglievamo, quelle che ci piacevano la prof le metteva da parte. La storia del fotoromanzo parla di due storie d’amore nata in carcere, una dura per sempre e una finisce subito. La storia che dura è la mia storia, io e il mio grande amore abbiamo messo in piedi la storia e poi è venuto Antonio e abbiamo fatto le foto. I protagonisti delle foto sono altri che fanno me e il mio amore perché io non riuscivo a fingere perché la mia storia è vera. Le storie sono state fatte qui a Nisida, in cucina, al campo, a scuola e in altre parti, poi sono state messe al computer, le abbiamo viste, è stato tolto qualcosa, ci sono stati dei ritocchi, e ora è quasi finito.
A me è piaciuto tanto fare il fotoromanzo perché è stato divertente ed ho imparato come si fa un fotoromanzo, mi sono divertita a vedere come facevano le foto perché ci hanno messo un po’ a farle, però Emanuela, che ha fatto la mia parte, è stata un’attrice perfetta. Lo rifarei… è stata un’esperienza molto bella.

Alcuni mesi fa abbiamo iniziato un progetto noi ragazze con alcuni ragazzi e abbiamo formato un gruppo per fare un fotoromanzo, io sono la protagonista. Lo abbiamo iniziato scrivendo le parti di ognuno, poi abbiamo inventato una storia che parla di una ragazza e un ragazzo che è nato un amore in questo istituto, poi abbiamo iniziato a fare le foto e abbiamo fatto le scene in vari posti del carcere, per esempio alcune scene in chiesa, in infermeria, e ora questo lavoro  quasi concluso. A me è piaciuto molto fare il fotoromanzo, è stata una bella esperienza anche perché non l’avevo mai fatto prima.

Appena iniziò il fotoromanzo, nessuno di noi sapeva di preciso ciò che avremo dovuto fare. Ci siamo trovati in classe con le ragazze. La professoressa ci accennò il lavoro che avremmo dovuto compiere, e l’idea di creare una storia d’amore qui dentro ci stuzzicava, ci entusiasmava anche perché avevamo un amico che proprio in quel periodo la stava vivendo. E così incominciammo il nostro “lavoro”, scrivemmo delle cose, ma poi ci rendemmo conto che era un po’ troppo confuso. Incominciarono a cambiare i ragazzi (del gruppo, ndr), ci consultammo a lungo con l’aiuto della professoressa ovviamente, fin quando trovammo l’idea di scrivere la storia giorno per giorno, inserendo tutte le attività e il percorso della giornata. Una volta terminato il lavoro incominciarono le foto a cui non ho partecipato fisicamente, ma qui il contributo più grande è stato quello di Antonio.

Secondo me questo fotoromanzo non è una cosa di spessore a livello di scritto ma penso che sia una cosa di spessore per l’originalità della cosa.

Io quando sono arrivato qua ho visto una bella ragazza di nome Giovanna e subito si è accesa la fiamma del mio cuore, occhi verdi, bel fisico capelli lisci proprio il tipo che fa per me anche lei incominciò a guardarmi e così è nato questo sentimento tra noi due e questo sentimento non l’abbiamo nascosto e lo facevamo vedere liberamente senza nascondere nulla perché è un amore vero, talmente che è bella e pulita questa storia che è stata usata per fare il fotoromanzo. Noi nel fotoromanzo, nelle foto non siamo i protagonisti, però l’abbiamo accolto e seguito giorno dopo giorno, a me fa molto piacere questa cosa, però lei è dispiaciuta che non ero il protagonista. Se non ero d’accordo io questo fotoromanzo non si poteva mai fare, però sono molto contento perché mi sento che ho fatto una cosa bella e sincera e l’ho dimostrato anche alla mia donna Giovanna, ho fatto questa cosa per far capire il mio amore quanto è profondo e io sono molto fiero di li e spero che sia lo stesso anche per lei. Sono molto felice di questo fotoromanzo perché è una bella favola d’amore.

Vi posso dire che ho provato una bella sensazione, specialmente il fatto di essere il protagonista, perché fare questi lavori a me piace tantissimo, e io in questo caso l’ho fatto con tanta voglia e impegno.

Per i ragazzi e le ragazze è stato affascinante imparare, dal ragazzo della Paranza che aveva già partecipato ai due progetti precedenti, tutti insieme grazie alle lavagne interattive, come si possono modificare le foto, come si costruisce una pagina del fotoromanzo, come si inseriscono le foto e i ballons. Gli strumenti a tecnologia avanzata si sono dimostrati molto efficaci per sviluppare e motivare all’apprendimento, svolgendo un ruolo di acceleratori e moltiplicatori di conoscenza.

Ma è stato straordinario anche il lavoro strettamente linguistico. Tutti i ragazzi e le ragazze furono invitati a scrivere una storia da cui trarre il fotoromanzo. Il gruppo di coordinamento fece una selezione delle storie e da quelle considerate migliori ricavò una sintesi, che venne riportata a tutti i compagni che, in piccoli gruppi, scrissero parti di dialoghi o singole scene. Dopo ben 15 riscritture generali lo storyboard venne considerato definitivo. Per ragazzi che scrivono poco, ma non sempre sono sintetici, arrivare alla definizione di dialoghi stringati che permettessero di seguire tutta la vicenda da loro impostata è stato un risultato di grande importanza.

Liberi di amare aprì l’undicesima edizione del Leggiamoci fuori scuola. Ancora una volta il confronto tra i ragazzi e le ragazze protagonisti di un percorso didattico arricchente e gratificante e quelli di sei scuole superiori di Napoli, provincia e regione ebbe una ricaduta molto positiva su tutti i ragazzi presenti a scuola a Nisida e ha segnato un felice passaggio verso il nuovo fotoromanzo, Se cambia il finale, che, l’anno successivo, si legò ad uno dei progetti trainanti di questi ultimi anni, quel “Nisida come Parco letterario”, cui stiamo tuttora lavorando.

Il 18 settembre 2009 mi chiamarono a scuola alle nove di mattina per andare a scuola, ero allegro mi piaceva andare a scuola perché fuori non ci ero mai andato. La professoressa Maria compose un gruppo per fare il fotoromanzo naturalmente io non ero stato inserito perché ero molto irrequieto quando stavo in classe soprattutto con la professoressa Maria; riuscii a convincere la prof. ad inserirmi in quel gruppo però promettendo alla prof che sarei stato “buono”.
Giovedì 8 ottobre facemmo il primo incontro con gli scrittori, vennero Maurizio De Giovanni, Tjuna Notarbartolo e Patrizia Rinaldi, fu una cosa interessantissima. Maurizio De Giovanni ci lesse Juve-Napoli eravamo in molti, anche quelli che non c’entravano nulla con il fotoromanzo e poi c’erano quelli che avevano fatto il fotoromanzo l’anno prima. Il giorno dopo si formò il gruppo, c’ero io, V., E., S., Ivan, M.… eravamo in molti c’erano anche molti che mi stavano parecchio antipatici, io non potevo fare a meno di innervosirmi della loro presenza, ce n’era uno in particolare, M., che mi infastidiva solo la sua presenza, un enorme chiattone che forse superava i cento chili, pensava solo al cibo, lui era qua per un reato piccolissimo, ma a me non importava questo, mi importava solo che dovevo fare il possibile per starci lontano.
A volte ci riunivamo e C. che stava nella sua stanza ci raccontava quanto era zozzo, era uno che l’igiene no gli piaceva proprio. Poi c’era un altro ragazzo nel nostro gruppo, S., mi dava una noia averci a che fare perché navigava in un’ignoranza inspiegabile era talmente ignorante che non sapeva che febbraio era composto da 28 giorni e il quarto anno da 29.
Eravamo in molti nel fotoromanzo; dopo vari incontri e quasi all’inizio delle foto il gruppo era cambiato del tutto perché molti erano stati trasferiti molti uscirono, per mia fortuna nella lista dei liberanti c’era anche il chiattone ero contentissimo. Poi l’ignorantone fu trasferito, un po’ mi dispiacque perché era lontano e comunque era un detenuto come me però una parte di me era molto sollevata al pensiero che non dovevo ascoltare più i suoi discorsi senza senso. Ed ecco il gruppo ufficiale: eravamo 7 ragazzi e 6 ragazze, con i ragazzi andavo abbastanza d’accordo con tutti, le ragazze invece con noi ragazzi erano molto distaccate, io mi feci un pensiero, mi dissi tra me e me: non è che loro pensino che siccome sono slave per noi ci sia un problema ad instaurare un rapporto da compagni di classe? Invece poi piano piano giorno dopo giorno siamo riusciti a fare anche delle conversazioni e qualcuna di loro è anche riuscita a raccontarci la sua storia.
Abbiamo avuto molti incontri con gli scrittori, poi abbiamo avuto l’onore di conoscere e lavorare insieme ad Andrea Valente. Con Andrea abbiamo fatto l’ultima parte del fotoromanzo che lo abbiamo fatto a fumetto, è stato bello e interessante lavorare con Andrea e devo dire la verità si è scoperto anche un simpaticone!
Con questa esperienza sono riuscito a capire che stando in un gruppo fuori di qua sono riuscito a mettermi solo nei casini mentre invece qua con questo gruppo malgrado le simpatie e le antipatie sono riuscito a fare una cosa positiva perché questo fotoromanzo è stato proprio un bel lavoro e mi ha regalato tanta soddisfazione. In un’esperienza negativa sono riuscito a fare un lavoro positivo.

Se cambia il finale è stato un fotoromanzo, sviluppato in parte come fumetto, dalla trama complessa, e dalle forti novità rispetto al precedente Liberi di amare: una metastoria in cui i ragazzi e le ragazze hanno raccontato il farsi del fotoromanzo, la cui trama ha seguito lo sviluppo del progetto Nisida come parco letterario, nel cui ambito i ragazzi e le ragazze hanno incontrato più volte alcuni autori invitati a scrivere un racconto sull’isola di Nisida e hanno letto alcuni testi che, durante i secoli, sono stati dedicati alla piccola isola. In particolare, Nisida di Alexandre Dumas è diventata il filo rosso di tutto il percorso e ha portato alla domanda che racchiude il senso stesso di tutto l’articolarsi del percorso, ovvero se sia possibile “cambiare il finale”: delle storie e della propria storia personale.

Il racconto di Dumas ( meglio il racconto di Fiorentino, firmato da Dumas) e gli incontri con gli scrittori hanno dato vita a dibattiti molto vivaci e a una vasta e interessante produzione scritta, riletta poi collettivamente, ad una certa distanza di tempo, dal nutrito gruppo fotoromanzo, attestatosi per un lungo periodo su una ventina di allievi. Ciò ha loro permesso di prendere via via consapevolezza del cammino compiuto, di elaborare piccole reti concettuali, cogliendo i nessi tra diversi passaggi, ricomponendoli in un insieme unitario e abituandosi ad una certa complessità del pensiero. E’ nato così lo storyboard definitivo, con la scelta di una piccola parte a fumetto affidata ad Andrea Valente, che già negli scorsi anni aveva collaborato con noi e che ha passato sei giorni a Nisida a disegnare con i ragazzi. Le tavole definitive inserite nel fotoromanzo sono di Andrea Valente, ma tutti i particolari dei vari personaggi sono stati scelti da quelli disegnati dai ragazzi e con i ragazzi sono stati decisi le singole tavole e la sequenza delle scene nonché i ballons.

Le foto degli incontri con gli scrittori sono state scattate da docenti e ragazzi/e. Tutte le altre sono state fatte sono la guida di Walter Medolla, della cooperativa La Paranza che ha impaginato il fotoromanzo. La fase-foto ha particolarmente coinvolto i ragazzi che hanno ben compreso che, per una storia svolta in larga parte all’interno della stessa aula scolastica, diventavano ancora più essenziali le espressioni dei volti e si sono molto divertiti a recitare. Per l’elaborazione grafica, la scelta è stata quella di uno schema mobile, vivace, molto colorato, capace di rendere come, nonostante la fatica, tutto il percorso relativo al progetto Nisida come parco letterario sia stato, per i ragazzi, ricco di scoperte, di conoscenze e di emozioni. Passare, a scuola, in carcere, circa nove ore la settimana, per sei mesi, insieme ragazzi e ragazze di etnie diverse, cercando una storia da raccontare in immagini, ha implicato, soprattutto, un numero infinito di discussioni, di dibattiti, di discorsi su se stessi e le proprie esperienze, di tensioni, di piccole liti, di ricerca di equilibri possibili tra sensibilità diverse, di battute scherzose e di risate. Ha significato provare a immaginare, cercare le parole per dirlo, realizzare l’immagine che più si avvicina all’idea ecc. ecc. E significa scrivere, scrivere e ancora scrivere: mettere su carta le reazioni di fronte ad un brano letto, ad una persona incontrata, ad un’emozione provata, ad un ricordo ritrovato, ad un sogno appena intravisto. E trasformare, poi, chili e chili di carta inchiostrata e file corposi in poche battute, cercando anche per settimane un titolo che riesca a dire, significando tutto.

Questi sono alcuni degli scritti che, attraverso vari passaggi, ci hanno portato a Se cambia il finale, in contemporanea al percorso che ha prodotto la pubblicazione di Racconti per Nisida, Guida editore, fuori commercio.

Scritti intorno al racconto di Dumas

Per me è stato molto emozionante il racconto letto dalla nostra maestra il racconto che lei ha letto è un racconto scritto da Alessandro Dumas ed è uno scritto che parla di una ragazza che si chiama Nisida questo racconto mi da molte emozioni ma la cosa più bella di questo racconto è non solo che parla tra un contrasto tra la famiglia di un pescatore e di un principe ma anche di questa ragazza, Nisida che è come una Dea. Un’altra vera emozione è anche come è stato letto questo racconto perché secondo me è diverso il modo di apprendere delle emozioni da come viene letto un racconto e voi, maestra, siete molto brava.

Le mie impressioni sul racconto di Alexandre Dumas sul racconto di Nisida una fanciulla bellissima che tutti la volevano conquistare che poi alla fine un principe mascherato da povero studente la riesce a conquistare con il suo bel parlare ma non per sposarla ma per passare una sola notte, che poi verrà smascherato dal fratello di Nisida. Questo racconto mi ha rapito letteralmente è una storia bellissima con molti colpi di scena che non t’aspetti e che poi è successo davvero e ancora più straordinario e tutto questo mi fa riflettere fin dove possono arrivare le persone e fino a che si spingono per averlo, io penso che il principe era solo un povero disgraziato che usa sporchi mezzi per ammaliare povere fanciulle e che il vero principe è il fratello di Nisida un ragazzo fiero, umile e coraggioso con sani principi e doveri, infine dico che questo è uno dei più belli libri che abbia sentito.

La mia impressione su questa storia è una storia che secondo me se la cominci a leggere devi finire perché ti viene la curiosità come andrà a finire, ma ci sono anche le cose che non sono piacevoli tipo che il finale di ogni storia dovrebbe essere bello e non muoiono tutti.
Comunque la cosa che mi è piaciuta è la morte di quel principe perché non è una persona che non se la meritava a Nisida ma si è meritato la fine che ha fatto perché comunque ha avuto il consenso del padre e quello che non hanno avuto gli altri, era una bellissima ragazza “come hanno descritto nel racconto” e secondo me se se la sposava andava più che bene, ma lui come era un principe e lei solo la figlia di un pescatore, secondo me questo era il problema. Io non capisco una cosa se questo principe voleva a Nisida solo come una sigaretta “Una sigaretta prima si fuma e poi si getta via” perché ha fatto di tutto per averla solo per una notte? Se la poteva avere per tutta la vita… Questo è quello che penso su questa storia.

Il racconto di Dumas che la maestra ci ha letto oggi non mi ha suscitato tante emozioni sicuramente è una storia che mi attrae molto e che mi ha coinvolto con questo con questo principe “furbacchione” che illude la bellissima Nisida di essersi innamorato di lei, ma sicuramente non è così, lui con la bellissima figlia del pescatore voleva solo un’avventura e disonorarla, come il suo papà aveva fatto con la mamma di Nisida, ma il fratello di Nisida capisce tutto e si batte con il principe. La fine ancora non la so, ma sicuramente sono molto interessato a come va a finire.

Le emozioni che mi ha trasmesso sono tante perché qualunque donna cadrebbe ai suoi piedi per la sua dichiarazione, ma quando si scopre che sono soltanto parole che non hanno buon fine logicamente ci rimani delusa. Ma quando leggevate quella storia è come se ci fossi lì e guardassi la scena comunque è un’emozione forte e parola dopo parola ti coinvolge sempre di più e non vedevo l’ora di vedere come si concludeva la storia. E secondo me è la storia più bella che avessi mai sentito e per questo vorrei rileggerla.
Questa storia mi ha dato la sensazione come un fiore più bello che possa mai esistere sulla faccia della terra che deve essere ancora scoperto e la sua bellezza è così rara direi unica e ispira un profumo unico alla vista di chi lo guardasse ma soprattutto se lo odora è senza  profumo e la persona che lo ha odorato pensasse che il problema fosse lui cioè la persona.


Ipotesi di un finale diverso per la storia di Dumas

Questa storia mi ha colpito molto, sinceramente non la cambierei, ma visto il finale troppo drammatico lo riscriverei così: Quella notte il principe riuscì a entrare nella stanza di Nisida dopo che era stata drogata dal suo servitore, mentre il principe abusava di Nisida il fratello Gabriele che stava navigando per andare a Torre ha un presentimento e decide di ritornare immediatamente a casa, giunto a casa vide una scala appoggiata sulla finestra di Nisida e in attimo raggiunge la stanza della sorella e vede il principe che abusa della sorella e in uno stato di ira afferra il principe e lo sbatte a terra dal caos generato si sveglia Salomone il padre di Nisida un po’ frastornato corre nella stanza della figlia vede il corpo della figlia sdraiato sul letto e il figlio che aveva una colluttazione con il principe, Salomone con un balzo scese nel salotto e afferrò un’ascia corse sopra e incominciò a colpire il principe con una furia disumana, smembrò il corpo del principe che oramai non si riconosceva più, Salomone con l’aiuto del figlio Gabriele fece scomparire il corpo del principe che fu gettato dalla scogliera e fecero scomparire tutte le prove riguardanti il principe e la colluttazione nella casa dopo tutto questo Gabriele e Salomone andarono nella stanza di Nisida e Salomone ringraziando alla Madonna che non era stata sfiorata ed era ancora viva. Dopo qualche giorno si presentarono dei poliziotti che perquisirono la casa ma non trovarono alcuna prova dell’uccisione del principe tolgono dai sospettati Salomone e Gabriele, dopo alcune settimane tutto torna alla normalità.

Il finale di questo racconto è molto triste ma mi è piaciuta questa fine perché non è come altre storie che finiscono con “E tutti vissero felici e contenti” e non è bello perché alla fine è come se fosse una presa in giro, invece una fine così è più reale anche se triste ma comunque reale e molto più convincente. Se fossi io a scrivere questa storia scriverei diversamente la fine tipo così. Io la storia la finirei che al posto del fratello a proteggere Nisida metterei un ragazzo che veramente innamorato di Nisida entra e la salva da quel principe e lo ammazza e che alla fine sul processo gli concedono la legittima difesa e torna da Nisida si sposano hanno dei figli vivono con tanta felicità e muoiono di vecchiaia nello stesso giorno. La storia mi è piaciuta molto e quello che posso dire è che è il primo racconto che mi ha fatto pensare molto e mi sono messo al posto loro e sinceramente non so che cosa farei al posto loro.

A me questa storia mi è piaciuta anche perché è una storia vera e a me le storie o racconti veri mi affascinano al contrario di storie inventate che non mi interessano come quelle vere. L’inizio del racconto parla che Nisida va a Napoli ad una processione dove c’è un principe che appena la vede prende una cotta per lei, cioè “vorrebbe passare una notte con lei” in poche parole lei non ci sta e allora la segue fino a casa sua e la stordisce con una polvere nel vino. Il fratello di Nisida se ne accorge e va subito in suo aiuto che trova la sorella svenuta e il principe lì di fronte ad essa. Il fratello uccide il principe e poi viene condannato ingiustamente perché lui era un povero pescatore che aveva ammazzato un principe. Il padre del povero pescatore decide di ammazzarlo lui per non far compiere un’infamia alla giustizia e per non perdere i loro principi di famiglia. Il padre dopo questa azione che ha compiuto nei confronti del figlio viene assolto. Io questo finale lo cambierei in modo che il principe non morisse e che fosse condannato al posto del pescatore.

A me questa storia mi è sembrata un po’ triste perché alla fine il fratello di Nisida Gabriele uccide il principe perché il principe voleva prendersi gioco di Nisida e Gabriele lo ammazza sulla causa Salomone il padre di Nisida e di Gabriele voleva dimostrare l’innocenza di suo figlio ma non ci riesce e condannano Gabriele alla condanna a morte ma suo padre non lo accetta e uccide suo figlio perché mandarlo alla condanna a morte sarebbe stata un’infamità. Io questa storia l’avrei voluta far finire in un altro modo: io avrei voluto che non morisse né il principe né Gabriele ma che Nisida si sposasse con il principe che il principe non si prendesse gioco di lei e che vissero tutti felici e contenti.

La mia impressione di questa storia è che una bella storia mi ha preso molto ma non mi è piaciuto molto perché è finita drammaticamente, io vorrei che quando il principe andò da lei per passare la notte con Nisida poi si sarebbe innamorato di Nisida e gli avrebbe raccontato che lui fosse un principe e lei sarebbe diventata la principessa di Brancaleone e si sarebbe evitata la morte del suo amato fratello e il disonore di suo padre e suo padre non dovrebbe vivere con il peso di aver dovuto uccidere suo figlio per il suo onore e quello della figlia e invece di fare tutto questo potevano diventare una famiglia di nobili.

Mentre Nisida conobbe il principe si iniziarono a conoscere mentre lei era stupita dal principe, dalle parole che lui le dice lei si inizia a innamorarsi del principe, ma il principe le promette che se la vuole sposare. Mentre Nisida porta a conoscere il principe al padre e al fratello mentre passarono dei giorni, il padre venne a sapere che Nisida aspettava un bambino. Il padre di Nisida fece una cena e invitò il principe a casa a casa sua. Pochi mesi dopo nacque il bambino che lo mise il nome come il padre di Nisida che si chiama Salomone. Dopo pochi mesi si sposarono e mentre il principe voleva avere solo un’avventura il principe si è innamorato veramente di Nisida e così vivono la vita felici e contenti.

Questa storia non vorrei cambiarla tanto, vorrei cambiarla da quando il fratello di Nisida si batte con il principe e giustamente essendo più forte vince poi Gabriele viene tratto in arresto, poi deve venire condannato ingiustamente perché lui ha fatto legittima difesa e dovrebbe essere assolto, invece viene condannato a morte, poi lo va a trovare sua sorella e lui si arrabbia perché è in prigione ingiustamente e allora dopo qualche giorno dalla visita di sua sorella lui riesce a evadere dalla prigione, ma quando torna a casa sua scopre che suo padre è morto di infarto e rimane solo con sua sorella e visto che la polizia lo cercava loro se ne vanno da Bagnoli e cambiano identità e si trasferiscono a Torre del Greco e si aprono una pescheria e incominciano una vita nuova.

Mi è sembrata che è proprio una tragedia che è proprio una tragedia ma come è raccontata secondo me bene ma non mi piace tutta questa tragedia. Dopo la dichiarazione del principe sotto la finestra di Nisida la ragazza viene molto colpita in maniera esagerata ma la ragazza viene a sapere che è il principe di Brancaleone e che è un Don Giovanni, la ragazza non poté dimenticare le sue parole, ma lei va dal fratello prima di partire per la pesca gli racconta del principe che si è innamorata e il fratello le racconta la storia di sua madre che lei non conosceva che quando era sua madre giovane era maltrattata dalla madre del principe, la ragazza rimane stupita e incominciò a disprezzare il principe e la notte stessa quando viene il principe sulla finestra di Nisida il principe dice alla ragazza: Dove sei mia amata, la ragazza senza dire niente uscì sulla finestra e disse: Sono qui e gli dice Nisida che non vuole più vederlo che era innamorata di un altro ragazzo anche se non era vero e il principe rimase di stucco e chiese perché fosse così crudele e la ragazza senza dare nessuna spiegazione se ne andò chiudendo la finestra in faccia al bel principe e non gli spiegò che aveva scoperto che era un principe dalle sue mamme del paese che lo avevano visto con il suo servitore Trespolo che conversavano e così non si seppe più niente del bel principino. E il truffatore Bastiano che le cantava sempre una serenata che la faceva addormentare dolcemente con un sospiro com’è innamorata vuole dire quel sospiro e così finì di sposare il truffatore e lui ebbe il coraggio dopo tanto tempo a farle una dichiarazione d’amore come mai nessuno fece a una donna era molto più bella di quella del principe e così l’amore trionfò.


Quelli che seguono sono alcuni scritti relativi al primo incontro, e quindi alla prima immediata impressione, dei ragazzi con i dieci autori – Riccardo Brun, Elio Capriati, Benedetta De Falco, Maurizio De Giovanni, Antonella Del Giudice, Mario Gelardi, Tjuna Notarbartolo, Antonella Ossorio, Luigi Pingitore, Patrizia Rinaldi, (successivamente si sono aggiunti Giusi Marchetta, Fabio Pagliarini, Angela Procaccini e Nando Vitale) – invitati a scrivere i Racconti per Nisida.

Dopo il secondo e il terzo incontro, la loro presenza si è fatta più familiare e i ragazzi hanno avuto modo di precisare i loro sentimenti e le loro valutazioni su ciascun autore, di cui abbiamo anche letto piccoli testi e, in qualche caso, interi libri. Gli incontri con gli scrittori e la lettura dei loro testi hanno offerto, direttamente e indirettamente, molteplici spunti di riflessione, e ci hanno consentito di soffermarci, in classe, su alcune realtà sociali e su sentimenti fondanti come l’amore, il desiderio e la paura.

L’incontro che abbiamo fatto qualche settimana con gli scrittori è  stato veramente interessante anzi se dovessi usare una parola è stato un incontro vero. E’ inutile dire che è stato bellissimo ascoltare il racconto della partita del Napoli ma la vera cosa che mi ha colpito è stata quando lo scrittore Di Giovanni ha iniziato a spiegare come ha trovato questa sua passione per la scrittura entrando veramente nei minimi dettagli della sa vita privata, cosa che io non farei neanche con persone che conosco da qualche anno, questa è stata la cosa che mi ha portato a dire che è stato un incontro vero. Poi non so perché ma è stato sempre intrigante ascoltare da altre persone per loro Nisida che significato ha, come se la immaginano mettendo da parte l’istituto e pensando a Nisida come isola e mi sono accorto che nella maggior parte dei casi Nisida si pone alle persone in un modo che ti ispira scrivere qualcosa che riguarda l’amore e l’ultima volta l’ho riscontrato nella scrittrice che ci ha fatto visita.

L’idea che mi sono fatto di queste tre persone prima di tutto è che sono persone fantastiche e piene di intelligenza e che hanno tre pregi diversi anche se li dovrei conoscere un po’ meglio e vorrei rivederli al più presto. La signora Patrizia Rinaldi secondo me, è una persona che gli piace molto ma molto aiutare il prossimo ed è una persona intelligentissima e molto sincera, una persona che dice quello che pensa. Invece la signora Tjuna Notarbartolo che prima di tutto è una donna bellissima e piena di sentimenti e le piace scoprire i problemi del prossimo per poi aiutarli a superare e la cosa che mi colpì molto è quel discorso dell’energia interna come avessimo una doppia personalità che secondo me aveva ragione al 100% e meglio di una psicologa perché guardando l’espressione capisce il tuo stato d’animo e per me questa è una cosa magnifica e come ho già detto dovrei e vorrei conoscerle meglio. Invece il signor Maurizio De Giovanni è una persona indescrivibile che con il suo racconto sembrava che quella partita l’avessi vista, non ho mai conosciuto un uomo speciale come lui, ha un modo e un talento di spiegare un racconto secondo me unico per non parlare poi della sua simpatia è una persona simpaticissima e fighissima che in quelle due ore che siamo stati insieme mi ha fatto dimenticare tutti i miei problemi e mi ha isolato dal mondo intero e ripetendolo per la terza volta dovrei e vorrei conoscerli meglio.

Giovedì abbiamo incontrato le due scrittrici che hanno raccontato come hanno incominciato a scrivere i loro libri. Antonella Del Giudice raccontando come aveva passato il suo Natale con tanta gente e che giocava con i suoi cuginetti e raccontando questa storia a sua figlia ha incominciato a scrivere un libro che parlava di Natale ma poi ha scritto anche i romanzi. Come tipo di persona Antonella Del Giudice è molto simpatica e molto gentile e nonostante che ha una figlia di 17 anni si porta molto giovane. Ha raccontato anche che gli piace molto cucinare e soprattutto per gli amici e familiari perché non cucina una cosa di tutti i giorni ma fa delle cose speciali e ha detto anche che con tutto che gli piace cucinare non sa fare i dolci. Antonella Ossorio ha scritto un racconto di un ragazzo di origine africana che ha avuto una vita molto difficile e con tanta sofferenza perché il suo padre aveva tante mogli e tanti figli e questo ragazzo che si chiama Adama e quando morì sua madre è andato a vivere con suo padre da sua matrigna dove è stato trattato male e poi ha lavorato nelle miniere ma nonostante tutto questo che ha passato che lo possiamo definire con queste parole “schiavo della vita” ma nonostante ciò ha detto sempre “sono un ragazzo molto fortunato”. Antonella Ossorio ha raccontato che molti hanno chiesto di scrivere su di lui ma ha detto sempre “no” e quando gliel’ha chiesto Antonella lui ha detto di “sì” perché era una donna. Antonella Ossorio come persona la posso definire come una persona gentile, simpatica e solare.

Mi è piaciuta la storia scritta da Riccardo Brun sul problema della discarica di Pianura, appena ha incominciato a raccontarla mi è sembrata la storiella ripetitiva di tutti i giorni, raccontata dalle televisioni, scritta sui giornali, ma d’un tratto la terra si stufa e inghiottisce tutti lasciando solo l’innocenza, la bontà, ma soprattutto la speranza rappresentata da una bambina. Ecco questo mi ha colpito perché lo scritto è particolarmente bello e pensandoci bene la cosa che mi sarebbe piaciuta chiedere a Mario Gelardi se questo scritto era possibile trasformarlo in un teatro e se con esso sarebbe possibile far passare le stesse emozioni, ed esaltare l’innocenza, la bontà e la speranza che il racconto è riuscito a trasmettermi.

Mario Gelardi ha parlato di che cosa è capitato tanti anni fa della camorra e ho visto che durante si raccontava si è commosso perché vedendoci tutti incuriositi che ascoltavamo gli faceva molto piacere e se vedessi un suo teatro sicuramente mi emozionerei perché l’ho incontrato e parlato ed è un personaggio molto simpatico. Ha parlato di una bambina era la prima innocente ad essere uccisa perché il padre della bambina era un giudice e lo volevano uccidere e per sbaglio la colpirono con un colpo di pistola, vedendo il padre la sofferenza che la figlia morì davanti ai suoi occhi il padre soffrì portandosi dietro la sofferenza per sua figlia. Riccardo è un uomo molto simpatico e intelligente e mi piacerebbe leggere un suo scritto, sicuramente mi farebbe molto piacere.

Mario Gelardi è uno scrittore ma di più scrive per teatro cioè “le scene testo dialogo”. Per come ha parlato del suo mestiere che alla fine non è solo mestiere ma anche la sua passione e di come ha descritto il suo lavoro di sicuro abbia molta pazienza perché per fare un teatro deve convincere direttore dl teatro deve trovare gli attori lo scenografo e tante altre cose e sicuramente non è un’impresa facile. Come tipo di persona lo posso dire che è una persona che ha molta calma e pazienza ma non gli manca neanche la gentilezza e simpatia. Riccardo Brun è uno scrittore ma anche un giornalista e anche uno scrittore di sceneggiatura di film. Ha scritto un libro che racconta una storia di come si è aperta la terra e ha tirato in quel buco che si era aperto e in quel buco sono caduti tutta la gente e fuori quel buco sopra è rimasta una bambina e quella bambina ha un significato e quel significato è la giovinezza la purezza e l’innocenza delle cose che capitano a questo mondo. Poi ha scritto un racconto di due ragazzini uno aveva sedici anni e l’altra quattordici che vivevano a Bucarest in Romania ma vivevano sotto la terra perché là passavano i tubi del riscaldamento e là si sentivano al sicuro e al caldo. Loro non avevano niente né genitori e nient’altro, ma un giorno avevano scoperto di avere una casa grande cioè l’amore che avevano due ragazzini rumeni hanno la forza di andare avanti e dopo sono andati in Italia sono andati a lavorare e come sempre l’amore trionfa un’altra volta. Di Riccardo Brun posso dire che è una persona abbastanza sensibile e sentimentale una persona simpatica piena di rispetto di simpatia e correttezza, molto gentile.

La signora Benedetta De Falco aveva tantissime parole da raccontare io come ho visto la signora mi è stata molto simpatica poi mi è piaciuto che ha raccontato la sua storia della sua vita perché è stata troppo bella da raccontarla perché ha aiutato tante persone ma soprattutto le signore in gravidanza e le facevano molto piacere con le persone che frequentava perché spesso si mettevano a parlare come si devono crescere i figli ma ha raccontato che a 19 anni aveva due figli e alcune volte andava a lavorare con il pensiero dei suoi figli ma dopo un po’ di tempo ha cambiato lavoro e ha incominciato a fare la giornalista che le fa molto piacere fare il suo lavoro.

Io le cose che ieri ha detto Benedetta De Falco io sono d’accordo ma non su tutto perché la propria donna che sarebbe futura moglie è anche giusto che tu ti confidi delle cose, che per esempio sono andato a villeggiare a tale parte, così è fatto bene, ma non che io sono stato con un’altra donna, nel mio quartiere non ce n’è bisogno perché quando succede qualcosa lo sanno tutti se io mi realizzassi una coppia con una ragazza del mio quartiere e gli dicessi sono stato anche in carcere lei mi prenderebbe per uno scemo perché si sa nel quartiere si sanno le cose la voce del popolo gira…

Luigi Pingitore mi era molto simpatico, mi piace il suo modo di parlare perché quando parla con le persone si emoziona perché lo ascoltano ma io vorrei leggere un suo libro perché da come parla sono molto sicura che mi emozionerei con le sue parole e i suoi racconti e sono contenta perché ci ha parlato anche della sua vita. Da piccolo aveva dei problemi con suo padre perché non andavano d’accordo e il padre gli diceva che non avrebbe mai costruito la sua vita per il futuro ma un giorno decise di andarsene da casa a 19 anni e come prima cosa si trovò un appartamento e un lavoro in un ristorante ma a scuola non gli piaceva andare ed era sospeso perché si picchiava con i suoi compagni ma a lui non gli piaceva leggere e scrivere ma ad un tratto voleva fare lo scrittore, fotografo e regista, ma gli piace far emozionare le persone quando leggono i suoi racconti perché fa di tutto pur di scrivere qualcosa che può fare emozionare le persone, è stato un incontro bellissimo e ringrazio perché è venuto a parlarci per darci qualche idea da raccontare su Nisida.

Pingitore è giovane è uno scrittore e poi è pure bello e soprattutto mi piaceva che era molto tranquillo, diciamo era sicuro di sé, poi ogni istante che ha raccontato come andava con suo padre mi ha fatto un po’ commuovere perché purtroppo tutti quando siamo giovani quasi mai non diamo retta ai nostri familiari poi il fatto suo delle emozioni è giusto così perché è uno scrittore e per come la penso io tutti gli scrittori devono avere una emozione perché secondo me quando vuoi scrivere qualcosa con il cuore è possibile che li puoi emozionare e poi riguardo al lavoro che cercava è giusto perché ecco per me può essere più commovente quando vado da sola a cercare a tutto che ottiene alla vita della persona è tutto.

Luigi Pingitore mi era molto simpatico, mi piace il suo modo di parlare perché quando parla con le persone si emoziona perché lo ascoltano ma io vorrei leggere un suo libro perché da come parla sono molto sicura che mi emozionerei con le sue parole e i suoi racconti e sono contenta perché ci ha parlato anche della sua vita. Da piccolo aveva dei problemi con suo padre perché non andavano d’accordo e il padre gli diceva che non avrebbe mai costruito la sua vita per il futuro ma un giorno decise di andarsene da casa a 19 anni e come prima cosa si trovò un appartamento e un lavoro in un ristorante ma a scuola non gli piaceva andare ed era sospeso perché si picchiava con i suoi compagni ma a lui non gli piaceva leggere e scrivere ma ad un tratto voleva fare lo scrittore, fotografo e regista, ma gli piace far emozionare le persone quando leggono i suoi racconti perché fa di tutto pur di scrivere qualcosa che può fare emozionare le persone, è stato un incontro bellissimo e ringrazio perché è venuto a parlarci per darci qualche idea da raccontare su Nisida.


Dagli incontri con gli autori nonché dalla lettura di alcuni testi “classici” su Nisida a partire dall’omonimo racconto di Dumas siamo progressivamente giunti all’elaborazione di alcune bozze preparatorie e, infine, allo storyboard definitivo di Se cambia il finale.
Ad Andrea Valente abbiamo chiesto di disegnare a fumetti una piccola parte del fotoromanzo:

In questi giorni abbiamo incontrato Andrea Valente è stato un bell’incontro, è una brava persona non solo nel lavoro che lui fa cioè quello di scrittore e di disegnatore abbiamo fatto un paio di lavori con lui e mi è piaciuto più delle altre volte perché abbiamo fatto cose diverse cioè abbiamo disegnato abbiamo dialogato molto e infine ci siamo fatti le foto che ce le ha scattate Walter. Queste serviranno per il lavoro che stiamo facendo qui a Nisida con le nostre maestre, un fotoromanzo come quello che l’anno scorso fecero altri ragazzi. Quello che mi ha colpito molto di Andrea Valente è il modo in cui disegna i fumetti cioè li disegna al contrario e lo fa molto bene quando ha disegnato 4 scene di un fumetto sembrava una pagina di un vero e proprio giornale a fumetti. Mi fa molto piacere che Andrea Valente viene di nuovo a trovarci a febbraio per continuare questo lavoro con lui.

La mia esperienza con Andrea Valente è stata stupenda e molto divertente, è stato molto bello lavorare con Andrea al progetto del fotoromanzo è sicuramente una delle esperienza che non mai potrò dimenticare. In questi giorni che abbiamo lavorato insieme credo che tutti noi siamo stati colpiti dal suo talento e bravura in quello che fa e nel suo modo di fare.

Posso dire che con Andrea Valente è stata una bella esperienza, per me è stato un bell’incontro ed è stato molto fondamentale perché metterci a confronto con un diciamo artista è stato insegnativo, anche se già abbiamo avuto incontri con degli scrittori con Andrea è stato diverso perché abbiamo avuto la possibilità di lavorarci insieme e si è scoperta anche una persona simpatica e molto disponibile.

L’incontro con Andrea Valente per me è stata una bella esperienza perché Andrea con noi non si è posto come una persona pipì, esempio quello che dice non mi toccare fatti più in là, ma si è posto come una brava persona e a lui vedendo il nostro stato gli da forza di lavorare con più immaginazione e più gioia. Io volevo dire che per me Andrea è una persona che quando lavora, lavora con il pensiero di insegnare sempre di più la sua arte. Lui non si è mai tirato indietro quando io come tanti altri ragazzi gli chiedevamo una cosa come io non lo so are lui subito si precipitava verso di noi a dirci non dite mai non lo so fare perché sbagliando si impara.


Queste sono alcune bozze per lo storyboard finale:

Bozza 1

Prima scena: Siamo una classe in un carcere sull’isola di Nisida e dobbiamo girare delle scene per creare un fotoromanzo proprio come fu fatto l’anno scorso con i ragazzi che c’erano, ora dobbiamo cercare di farlo pure noi.

Seconda scena: Siamo in classe dopo un paio di giorni di scuola ed è il mese di ottobre le maestre hanno selezionato dei ragazzi per incontrare degli scrittori. Incominciamo ad incontrare un paio di scrittori alla volta e tra questi c’è quello che ci ha colpito di più che è Maurizio De Giovanni e tutti questi scrittori che vengono a trovarci fanno tutti delle domande su Nisida e stesso loro si domandano perché Nisida colpisca tanto e dopo averla visitata si danno le risposte da soli perché è un luogo bellissimo e perché quest’isola ha una storia di tanti e tanti anni, che loro, gli scrittori e le maestre ci raccontano. Passano un paio di giorni e agli scrittori che vengono gli facciamo vedere i nostri lavori.

Terza scena: Ad ogni scrittore gli facciamo ammirare il bellissimo lavoro che è stato fatto l’anno scorso con gli altri ragazzi e gli scrittori sono molto affascinati dal lavoro che fecero specialmente quando guardano le poesie scritte da loro in dei video su Nisida e in questo video compaiono tutti gli scrittori che hanno scritto su Nisida dei racconti e dei romanzi in questo video ci sono storie su Nisida bellissime e dei racconti altrettanto belli.

Quarta scena: Incontriamo scrittori per tutto il mese per farci ascoltare delle nostre idee su Nisida e ci spiegano la loro passione per la scrittura.

Bozza 2

Siamo una classe composta da dieci ragazzi che studiano con la maestra Maria e la maestra Adele, stiamo provando a creare un fotoromanzo

Abbiamo visto il lavoro che è stato fatto l’anno scorso e siamo rimasti colpiti perché è un lavoro bellissimo e noi stiamo cercando di fare lo stesso

Tutti si domandano com’è che Nisida è così bella e colpisca così tanto, secondo me colpisce tanto per la sua bellezza e la sua tristezza

Noi abbiamo letto il racconto di Dumas e ci ha colpito molto, la sua storia su Nisida che parla di una ragazza che ha lo stesso nome dell’isola.

Stiamo ascoltando una serie di scrittori sono venuti dieci scrittori e lo scrittore che più mi ha colpito è stato Maurizio De Giovanni

Dobbiamo decidere se raccontare la nostra storia insieme agli scrittori. Preferirei raccontare la storia di Dumas.


Bozza 3
Stiamo in una classe di scuola dell’IPM Nisida che discutono e lavorano sul fotoromanzo, incontrando vari scrittori, ci sono 10 ragazzi e 5 ragazze.

Mattina ore 9.30 entriamo in classe e ognuno di noi ha il compito suo prima di iniziare la lezione. Chi distribuisce i fogli per scrivere, chi le penne, qualcuno accende il computer, l’altro si occupa del proiettore. Entrano le ragazze e la maestra. E incominciamo a lavorare.

La maestra: “Buongiorno”

I ragazzi e le ragazze si alzano in piedi. I ragazzi: “Buongiorno, maestra”

Tutti si siedono e incomincia la lezione. Maestra chiama uno dei ragazzi e gli dice: “Metti il filmato che abbiamo fatto l’anno scorso. Grazie”.

Il ragazzo si alza va vicino al computer e mette il filmato e dice: “Prego maestra”

Tutti i ragazzi della classe guardano il filmato con una curiosità inspiegabile. Alla fine del filmato la maestra dice: “Ragazzi questo è il filmato del lavoro che abbiamo fatto l’anno scorso domani incontriamo un altro scrittore e discutiamo su come dobbiamo fare un fotoromanzo”.

No dei ragazzi alza la mano per fare una domanda: “Prego dimmi”.

Ragazzo: “Ma come si fa un fotoromanzo?”

Maestra: Non è una cosa che puoi fare da oggi a domani ma con collaborazione ed entusiasmo ce la possiamo fare

Ragazzo: Che significa? Che ci vuole tanto tempo per fare un fotoromanzo di qualche pagina?

Maestra: Vedi che quando vuoi riesci a capire! Non puoi farlo subito ci devi lavorare, ecco il motivo degli incontri con gli scrittori, così loro vi aiutano e vi danno qualche idea su come si fa.

Una delle ragazze alza la mano e dice: “Ma il fotoromanzo come si fa a incominciare a farlo?”

Maestra: “Un fotoromanzo incomincia con la scrittura del testo, si descrivono le scene, si scrive il dialogo e poi sulla base di quello che hai scritto si mette in  lavoro il fotoromanzo facendo le foto e tutto il resto.

Ragazza: “Ho capito che non sarà una cosa facile come l’ho pensato io”.

La maestra fa passare le fotocopie del racconto di Dumas, la storia di quest’isola.

I ragazzi un pezzo la volta leggono il racconto e discutono sulla storia. A un certo punto uno dei ragazzi fa una domanda.

Ragazzo: “Com’è che Nisida colpisce tanto? A noi sembra di stare in un posto bruttissimo.

Maestra: “A voi sembra un posto brutto perché Nisida la vedete come un carcere e non come un’isola come l’ha descritta Dumas”.

Il giorno successivo abbiamo incontrato alcuni scrittori che hanno parlato di loro, come hanno iniziato a scrivere, per quale motivo. Poi ogni settimana abbiamo incontrato altri scrittori diversi, chi scriveva i romanzi, chi le scene del teatro, chi le scene per i film, chi era giornalista e anche scrittori e l’ultimo che abbiamo incontrato era non solo scrittore ma scrive anche le serie di un telefilm, “C’è un posto al sole” e dopo tutti questi incontri le idee come fare un fotoromanzo si fanno più chiare.

Tutti i ragazzi in classe e discutiamo sul fotoromanzo e decidiamo di scrivere sugli incontri con gli
scrittori.

Maestra: Ragazzi, oggi proviamo a fare una scena scritta per il nostro fotoromanzo. Ognuno di noi scrivere una scena e il dialogo e poi decidiamo.

Ragazzi: “Maestra, perché non facciamo un fotoromanzo sul racconto di Dumas?”

Maestra: E’ una buona idea ma come facciamo a metterlo in opera, non abbiamo né vestiti né possibilità di metterlo in opera.

Ragazzi: E’ vero, ma se lo facciamo a tipo fumetto?

Maestra: Vuoi dire disegnarlo?

Ragazzi, tutti: “Si”

Un’altra maestra entra nella classe i ragazzi la salutano e lei dice: “Ho sentito il vostro discorso è una buona idea è una cosa diversa di quello che abbiamo fatto prima”.

Maestra parla con un’altra maestra.

Maestra 1: “Sarebbe una cosa bella ma come facciamo?”
Maestra 2: “Perché non chiediamo aiuto ad Andrea Valente?”

Maestra 1: “Non è una brutta idea”.

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