lunedì 6 febbraio 2012

Nisida. Appunti di didattica sperimentata: 1. Il laboratorio di Politica



Prima di lasciare la scuola media, il preside Francesco Di Vaio promosse la pubblicazione di tre libretti sull’esperienza didattica della Sogliano, comprese le due carceri che vi facevano (e fanno) capo, Poggioreale e Nisida. A me toccò raccontare tecniche e strategie dell’Insegnare a Nisida, sperimentate tra il 1984, quando Adele Micillo, Silvana Russo ed io iniziammo il nostro lavoro nel carcere minorile (allora, in realtà, le carceri minorili napoletane erano due, Nisida e Filangieri) e l’anno scolastico 1999-2000.

Raccogliendo l’invito di chi, in più occasioni, mi ha chiesto delucidazioni sulle successive attività e sulle ulteriori novità metodologiche, proverò a ripercorrere alcuni momenti e/o progetti e/o eventi che hanno segnato in maniera particolare il nostro percorso di allargamento e approfondimento di tecniche e metodi atti a rispondere, nello spirito di “lavori in corso” ad un’utenza, per molti aspetti, sempre più complessa. Lo farò in alcuni post, in dodici punti, zizagando nel tempo, in maniera parziale e senza nessuna pretesa di esaustività

1.Il laboratorio di Politica

         1.a La visita di Napolitano

“… a uno dei ragazzi del carcere di Nisida che gli chiedeva come sia fare il presidente della Repubblica e se questo compito sottragga tanto tempo alla famiglia, il capo dello Stato ha detto: “Si dice che fare il capo dello Stato significhi tagliare nastri. In Italia non è solo questo... Siccome me lo impone la Costituzione, devo seguire molte attività, firmare leggi e devo seguire le vicende del Paese – ha aggiunto il presidente – cercando di rimanere imparziale rispetto ai partiti e alle posizioni politiche”. Il capo dello Stato ha risposto anche a quesiti sull'importanza della Costituzione: “Bisogna far vivere la Costituzione – ha detto Napolitano - con una spinta forte anche dal basso. I principi enunciati non bastano a realizzarne gli ideali. Le cose scritte nella Costituzione sono belle e giuste – ha detto ancora – , ma segnano una strada”. Infine, sempre parlando con i ragazzi del carcere, Napolitano ha affrontato altre due questioni: la situazione del Sud rispetto al Nord e quella del sovraffollamento delle carceri. “Il Sud è cambiato ancora, se penso a quando ero ragazzo. Ma siamo molto lontani dall’avere uguali condizioni e diritti rispetto ad altre parti del Paese. Questo è rimasto l’anello debole nella costruzione dell'Italia”, ha dichiarato il presidente. Poi, riguardo alla condizione delle carceri, ha commentato “Il sovraffollamento è una vergogna per l'Italia. Non sono degne di esseri umani le carceri sovraffollate”, ma al momento, ha aggiunto il capo dello Stato, non ci sono le condizioni per un'amnistia: “Ci vuole un accordo politico che allo stato non c’è”, ha spiegato.”

Così, nella sintesi del sito La Repubblica, il colloquio, avvenuto a Nisida, l’1 ottobre 2011, tra i ragazzi e il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che già più volte ne aveva ospitato folte delegazioni sia al Quirinale che a Castelporziano e che era stato a Nisida il 20 settembre del 1992 quale Presidente della Camera.

Le sei domande poste dai ragazzi al Presidente sono state frutto di un percorso in varie tappe, da me condotto, con l’insostituibile appoggio di Adele Micillo e Silvana Russo e il supporto della collega Patrizia Signore:

-           A tutti i ragazzi e le ragazze di Nisida, suddivisi in piccoli gruppi, sono stati spiegati gli articoli fondamentali della nostra Costituzione, soffermandoci in particolare sui primi tre, e su quelli che definiscono compiti e prerogative del Presidente della Repubblica;

-           ciascuno è stato invitato a scrivere una sua domanda al Presidente;

-           con un gruppo di quindici ragazzi/e, che hanno chiesto di parteciparvi, sono state selezionate, tra le circa settanta domande scritte, quelle più condivise;

-           su questa base, il gruppo dei quindici ha rielaborato tutte le richieste in dieci domande, poi sintetizzate, per i tempi ristretti, nelle sei poi effettivamente rivolte a nome di tutti e designato i sei ragazzi portavoce, che avevano tutti preso parte, lo scorso anno, al progetto sboccato nella pubblicazione di Racconti per Nisida e l’Unità d’Italia;

-           successivamente nel laboratorio di informatica è stata sbobinata e trascritta la registrazione del seguente dialogo tra i ragazzi e il Presidente:

Pasquale: E’ faticoso fare il Presidente? Il fatto che è Presidente, Le ha tolto qualcosa nella sua vita personale e familiare? Sua moglie che cosa ne pensa?

Presidente Napolitano: Se tutto il mio lavoro fosse come questo pomeriggio, non sarebbe faticoso. Ma, in realtà, sì, è faticoso. Debbo seguire le vicende del Paese che sono molto complicate, interne e internazionali, cercando di rimanere assolutamente imparziale rispetto alle diverse vicende politiche. Devo anche ammettere che fare quello che sto facendo toglie tempo alla mia vita personale e familiare, ma francamente siccome negli anni precedenti, per molti decenni, ho fatto attività politica, allora che ero più giovane avevo una vita familiare, anche come genitore, più impegnativa e certamente ho trascurato ed è sempre stato un motivo di rammarico per me. Per mia moglie, non è previsto che lei risponda alla domanda ed io non posso rispondere per lei.

Patricia: Molti di noi non hanno nessuna fiducia nello Stato. Ci dà dei motivi, anche uno solo, ma vero, concreto, per cui dovremmo crederci?

Presidente Napolitano: Io penso che dovete credere a questo Stato intano perché ci vivete, perché appartiene a noi e a tutti i cittadini, non è qualcosa di estraneo, lo Stato non è costituito soltanto dal Parlamento, dalle alte cariche e dalle istituzioni locali, è un insieme di reazioni e, soprattutto, lo Stato ha una fondamentale funzione di tenere in vita il Paese, di tenere coesa la società. Voi dovete crederci, perché, altrimenti, che cosa fate? Potete vivere fuori dallo Stato, potete vivere fuori dalla realtà? Certo, dovete fare i conti con questa realtà, che non è una cosa semplice, è una realtà fatta anche di obblighi, di doveri, si rischia anche di cadere in intenzioni e di pagare le conseguenze, si può discutere come lo Stato reagisce anche a quello che a voi capita. Insomma, cercate di migliorare questo Stato. Forse la ragione per crederci è che dovete essere convinti di poterlo migliorare.

Raffaele: Che cosa pensa del futuro dei giovani? E di quelli che stanno nella nostra situazione? Come mai, tra tutte le carceri minorili, ha scelto di venire a Nisida?

Presidente Napolitano: Ho scelto di venire a Nisida perché è casa mia. Ci sono venuto molti anni fa, quando ero presidente della Camera e allora si cominciava con i laboratori di pasticceria, di ceramica, ho provato qualche pizza fatta bene e si discuteva di una cosa fondamentale se aver imparato un mestiere qui può diventare un lavoro e mi ricordo che si faceva uno sforzo per cercare di mettere in contatto i ragazzi che imparavano con qualche destinatario, c’erano ragazzi che venivano assunti sulla base dell’esperienza che facevano qui, e quello che ho trovato stasera è una grande maturità e grande talento artistico. Ma la domanda posta era che cosa penso del futuro dei giovani, ma è la stessa cosa che chiedermi che cosa penso del futuro dell’Italia, perché l’Italia, se deve avere un futuro, lo deve dare ai giovani. Non si può immaginare un’Italia che cresca, che si sviluppi, che stia bene, che abbia anche un prestigio internazionale, che non riesca a mettere a frutto l’energia dei giovani, che sono tante. Naturalmente, siccome la strada per valorizzare i talenti giovanili è la strada della formazione e questa non è semplice…Il futuro dei giovani è il principale impegno per chiunque abbia delle responsabilità in questo Paese, dal Presidente della Repubblica al sindaco del più piccolo comune. Se non si pensa come dare una prospettiva ai giovani e come aprire loro le strade per realizzarsi pienamente allora veramente vuol dire che non si è degni di guidare l’Italia. Dobbiamo portarci all’altezza di questa responsabilità, di questa sfida.

Diego: Le carceri sono troppo affollate. Che cosa si può fare per questo problema? Ci sarà un’amnistia?

Presidente Napolitano: Io potrei girare per comodità al Ministro, ma non lo farò, perché sarebbe imbarazzante anche per lui, nel senso che l’amnistia è una cosa grossa di cui ogni tanto si parla e qualche lontano precedente – quante amnistie ci sono state in Italia dal 45 ad oggi? 24 amnistie – non so se si creeranno le condizioni, per un’amnistia ci vuole un accordo tra forze politiche che sono in Parlamento e allo stato attuale pare che ci sia più disaccordo che accordo. Però non ci si deve affidare solo all’amnistia, anche da parte di coloro che credono che questo sia il rimedio principale, la soluzione o anche solo l’alleggerimento di queste carceri che sono troppo affollate e questo detto per troppe situazioni che sono certamente peggiori di quelle in cui vi trovate voi, basti pensare a Secondigliano, a Poggioreale, questa è una vergogna per il Paese, la sentiamo tutti anche come un’umiliazione per l’Italia quando veniamo condannati a livello europeo perché non sono degne dell’essere umano. Ora devo dire che con il Ministro che è accanto a me la prima cosa di cui abbiamo parlato è stata questa, le carceri, abbiamo subito messo a fuoco alcune cause forse perché è meno difficile capire quali cause che trovare le soluzioni, ma abbiamo messo a fuoco anche alcune possibilità di intervento, intanto far alleggerire per liberare x migliaia di detenuti nelle carceri, il sovrappiù è di molte migliaia, però non dobbiamo pensare a questo problema in termini di tutto o niente, dobbiamo fare dei passi rapidi e sostanziali e andare verso un radicale miglioramento della situazione.
Daniele: In classe leggiamo la Costituzione, Ci sono scritte cose molto belle, come l’articolo 3. Perché non vengono realizzate? Perché non è vero che tutti siamo uguali?

Presidente Napolitano: Le cose che sono scritte nella Costituzione sono molto importanti, non solo perché sono belle, ben scritte e giuste, ma perché segnano una strada. La Costituzione non è da sola la garanzia che si realizzeranno degli obiettivi, che si realizzeranno degli ideali, però è un impegno vincolante per coloro che fanno politica, per coloro che governano, per coloro che elaborano le leggi, per il Parlamento, per le Istituzioni e nello stesso tempo si parla di Costituzione vivente nel senso che non punta sulla Carta scritta molto bene anni fa, bisogna farla vivere e per farla vivere ci vuole una spinta forte, una spinta forte anche dal basso. I principi che sono stati scritti, soprattutto l’articolo 3, che è un articolo bellissimo perché dice che il dovere della Repubblica è di creare le condizioni perché si possa realizzare la personalità di ciascuno. Ciascuno di voi ha una personalità, ha un talento, certe volte nascosto, bisogna creare le condizioni perché venga alla luce e sia valorizzato e quali sono queste condizioni? Innanzitutto l’accesso alla scuola, l’accesso all’istruzione  fino ai livelli più alti, la formazione, sono le condizioni, naturalmente lo sviluppo economico e le occasioni di lavoro adeguate alle capacità che ciascuno ha mostrato nel corso del processo di formazione e questo è l’impegno principale che abbiamo davanti.

Roberto: Ci siamo molto occupati dei 150 anni dell’Italia Unita e, soprattutto, dei tanti che sono stati carcerati anche nella Torre di Nisida perché volevano l’Unità e la Costituzione, come Poerio, Settembrini, Nisco, Castromediano, Pironti. Il loro sacrificio, ne è valsa la pena?

Presidente Napolitano: La risposta la dobbiamo dare noi, loro purtroppo non la possono dare, ma se la potessero dare, io non ho dubbi che direbbero che ne è valsa la pena. Che cosa sarebbe diventata non l’Italia, ma tanti pezzi d’Italia, sette, e sette stati e statarelli divisi, ognuno con le proprie leggi, ognuno con i suoi confini, ognuno con i suoi confini, ognuno con la sua economia ristretta, soffocante. Se non si fosse messo insieme tutto questo paese, saremmo rimasti ai margini dell’Europa, del mondo moderno. In Europa già c’era, quando si realizzò l’Unità d’Italia, già c’era la Spagna, la Francia, l’Inghilterra che erano diventati dei grandi stati nazionali, forti. Noi avevamo il Lombardo-Veneto, che era sotto la dominazione austriaca, avevamo lo Stato del Piemonte e della Sardegna, che era dei più avanzati e progrediti, naturalmente piccolo stato, poi addirittura venivano i Ducati e poi avevamo questo Regno delle Due Sicilie che, stiamo attenti, ogni tanto qualcuno ha rimpianto per i Borbone. Insomma, Poerio e gli altri che hai citato possono testimoniare con le loro sofferenze e con il loro sacrificio quanto fosse ingiusto e quanto fosse oppressivo il Regno dei Borbone. Ci siamo liberati, ma non abbiamo realizzato tutti gli obiettivi, ci siamo uniti ma siamo rimasti per tanti aspetti divisi perché soprattutto tra Nord e Sud è rimasto un solco, è rimasto un fossato. Abbiamo fatto molti sforzi ma non siamo riusciti un granché. Il Mezzogiorno è cambiato rispetto a quando io ero ragazzo, figuriamoci rispetto a 150 anni fa, ma siamo ancora molto lontani dall’avere un’Italia in cui ci siano uguali condizioni, uguali opportunità, uguali diritti.
  1.b Il perché di un laboratorio

Il dibattito tra i ragazzi e le ragazze di Nisida e il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso della sua visita all’IPM, l’1 ottobre 2011, rappresenta il punto più alto del Laboratorio di Politica Roberto Dinacci, che ha avuto inizio il 31 ottobre del 2008, con la contestuale inaugurazione di un’omonima Aula.

Fu lo stesso direttore di Nisida, Gianluca Guida, a spiegarne il senso: “Questa è un’altra delle occasioni in cui noi operatori e alcuni ragazzi che hanno conosciuto Roberto vogliono continuare a portare avanti l’idea che Roberto ci aveva trasmesso qui a Nisida…Noi ci siamo affezionati alla persona e per questo vogliamo continuare a ricordare la sua presenza qui a Nisida ma soprattutto siamo rimasti legati – questo è il motivo principale di questo momento – siamo rimasti legati al modo in cui Roberto Dinacci svolgeva il suo lavoro, un lavoro molto particolare perché Roberto come lavoro aveva scelto di fare il politico…(…) Roberto si era messo al nostro fianco… e ci aveva chiesto in che cosa poteva essere utile, aveva fatto della politica quello che la politica dovrebbe essere: cioè servizio… si era messo, utilizzando una parola un po’ forte per noi, a servire… cioè aveva messo a disposizione le sue conoscenze, il suo ruolo, la sua funzione per qualcosa che poteva essere utile ai ragazzi e a chi lavorava con i ragazzi qui a Nisida… Noi siamo rimasti colpiti di questo e vorremmo in qualche maniera che se la nostra memoria di Roberto deve avere un senso possa anche essere produttiva di qualcosa di nuovo e allora ci siamo dati anche noi un obbligo e un dovere nei confronti di Roberto che è quello che in qualche maniera verrà rappresentato da questa stanza. ..Tutti i politici che verranno qui a Nisida, li porteremo qui dentro a confrontarsi con la nostra idea di politica, con la sua idea di politica, con quello che la politica deve essere per i cittadini cioè servizio… Semplicemente, ci siamo dati questo impegno e vorremmo con voi continuare a portarlo avanti: questa stanza, la stanza di Roberto Dinacci da oggi in avanti sarà il nostro laboratorio della politica, sarà il posto dove cercheremo di ricordare ai politici in passerella che la loro funzione è altra”.

Per l’inaugurazione, venne realizzato un numero speciale di Nisida News, che riportava le considerazioni dei ragazzi su “che cos’è la politica” e quelle su “che cosa dovrebbe essere la politica”. Nella prima casella i ragazzi scrissero frasi come: Per me la politica è un insieme di persone presuntuose e viziate che per avere potere sono disposte a mandare in rovina il paese e a volte si rendono più criminali di quelli veri, anche se per me quelli veri sono loro. Perché come si sa hanno e aiutano la camorra nel loro stimato lavoro.//La politica è una organizzazione di persone pronte a tutto pur di arricchirsi e diventare più potenti. Parecchie volte fanno affari con i delinquenti abituali per avere appoggio nelle votazioni e per aiutare ad essere a loro volta aiutati nelle cose sporche di cui non possono occuparsi personalmente. Sono stati più volte protagonisti di indagini che ovviamente non hanno avuto successo. Rovinano chiunque si mette contro di loro esponendo i problemi che creano  queste persone. Ingannano le persone facendogli credere che stanno migliorando il nostro paese, ma se così fosse, tanto per incominciare, non entrerebbe più droga nel paese e non farebbero pagare la tassa dell’immondizia, che non viene ritirata ecc. ecc.
//Secondo me la politica oggi è tutto magna magna, ci sono troppe persone incompetenti e raccomandati. Oggi c’è più delinquenza in Parlamento che nei quartieri, il 50% dei politici fa qualcosa che va contro la legge, se arrestano me mi faccio tutta la condanna, se arrestano un politico cambiano la legge.//Secondo me la politica è l’arte di fottere chi sta  con te.//Per me la politica è camorra. Nella seconda casella le frasi furono di questo genere: Per me la politica dovrebbe essere un punto di riferimento per il popolo, perché dovrebbe aiutarli a vivere meglio con le loro leggi ma come tutti sappiamo si verifica sempre il contrario. Loro dovrebbero anche dare l’esempio di unione, mentre sono i primi a stare sempre contro uno con l’altro.//La politica dovrebbe aiutare concretamente le persone che faticano a sostenere le spese e le tasse comuni. Dovrebbe essere concreta in ciò che dice e soprattutto non dovrebbe appoggiare le persone che  tendono a rovinare questo bellissimo paese in fase di sviluppo. Ma questo non penso sia possibile e penso che le persone dovrebbero cercare di dare il loro contributo per una nuova e migliore società e non arrendersi a vivere sotto dittatura della camorra e della mafia che non si vede e non si sente.//La politica dovrebbe essere un’organizzazione che aiuta la gente ma non a farli peggiorare, per me dovrebbero aprire più aziende, così aumenterebbero i posti di lavoro, più industrie e tante altre cose, così nessuno si lamenterebbe più che non ci sono i lavori non ci saranno manifestazioni e tante altre cose e un’altra cosa non dovrebbero pensare a mangiare solo loro e dare una mano ad aumentare gli stipendi così si salverebbero molte famiglie. Per me così la vorrei la politica perché facendo così staremmo tutti meglio.

  1.c Gli incontri

La promessa del direttore di far diventare l’aula Dinacci “la sala degli incontri con gli ospiti che da ora in avanti ci verranno a trovare e che potremmo ‘costringere’ a confrontarsi con i ragazzi proprio su questo tema” è stata rispettata e, in questi anni, molte personalità in visita e/o appositamente invitati, politici, intellettuali, rappresentanti autorevoli della società civile e delle realtà economiche, gente di spettacolo, (da De Magistris a Lettieri, da L. Impegno a Silvana Fucito a Luisa Bossa, da Michele Placido ad Alessio Boni, da Luca De Filippo a Gigi Finizio, da Dacia Maraini ad Alessandro Gallo, per citarne alcuni) hanno provato a confrontarsi con i ragazzi su concetti complessi quali Stato, diritti e doveri del cittadino, legalità. Non si è trattato, per nessuno, di un confronto semplice, ma, certo, ha costituito un’eccezionale opportunità, per i nostri ragazzi, di verificare che “non sono tutti uguali” e un positivo bagno di realtà per uomini e donne che operano nel campo sociale. Non solo per le asperità di ragazzi che le regole le hanno violate e si dichiarano, talvolta in modi fortemente provocatori, pronti a violarle ancora, non riconoscendosi in esse, anzi magari spesso rivendicando l’appartenenza alle regole all’antistato. Ma soprattutto perché ferma restando la loro colpevolezza, nessuno può ritenere le Istituzioni e la cosiddetta società civile nel suo complesso innocenti per le scelte dei ragazzi.

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