Nel mattino d’aprile, c’è solo un nespolo
carico di frutti non maturi
ad ascoltare i racconti delle amiche.
Dice la prima che, il mondo, lei, è stata costretta a vederlo
affacciata alla finestra. Anche l’altra è vissuta come in gabbia,
benché la gabbia, forse, fosse aperta.
Parche parole trattenute inducono a trovare quiete
alle ferite antiche. Ché è tempo ormai
di fare pace – e di più ancora – ognuna con la propria vita.
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