sabato 17 aprile 2021

Per Giovanna

 


Ho conosciuto Giovanna Boda* nel 2009, quando venne a Nisida per preparare l’inaugurazione dell’anno scolastico fatta, quel settembre, dalla ministra Gelmini nell’Istituto Penale Minorile. E l’ho rivista, sull’isola o al ministero, sempre per attività relative alla scuola in carcere altre due o tre volte; l’ultima, mi pare, nel dicembre 2012 (il ministro era Profumo).

L’ho conosciuta come persona attenta, solerte, gentile. E, anche, come animata da un’ansia di fare bene e di fare bene, soprattutto, rispetto ai meno fortunati. Come se avvertisse il debito che chiunque abbia un ruolo assume, in particolare, nei confronti di chi sta ai margini.

Sono tuttora sconvolta da quanto accaduto. 

Non sta a me valutare le indagini. Ma la stampa, la comunicazione italiana in genere, dovrebbe fare un’attenta analisi di se stessa: non può essere gossip distruttivo delle persone, gogna mediatica, sentenze di colpevolezza al primo accenno di un’indagine. C’è, in tutto ciò, qualcosa di mostruoso, di inumano: che fa male all’ “oggetto” di tali attenzioni e non produce nulla di buono nei cittadini “fruitori” di tal “notizie”. 

 

*Mi sono chiesta se fosse il caso di usare perifrasi, e ho deciso che no, giacché  ormai il suo nome è stato ampiamente pubblicato

 

 

 

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