«In Calabria se io fossi
calabrese tra Callipo e la Santelli voterei Callipo.»
Arriva a sera inoltrata,
ma da un programma tv di cui tutti, direttamente o indirettamente sanno, la
frase di Renzi, netta, chiara, che dirada la nebbia fredda che, in mattinata, avevano diffuso
le dichiarazioni, improvvide se non peggio, fatte da Magorno, secondo cui, non
avendo il proprio simbolo, la posizione di Italia viva alle elezioni della
Calabria sarebbe stata quella «di non sostenere nessun candidato in campo.»
Una frase, quella di
Renzi, addirittura ovvia, come ha subito notato in un corsivo il direttore di Zoomsud, Aldo Varano. Ma ci sono ovvietà giuste: che vanno dette, e nel caso, ripetute con chiarezza.
In una regione che
rischia di scegliere una destra, che già di per sé ha dato pessime prove di governo
locale e che, per di più, ha forte trazione leghista, schierarsi è un dovere. L’attenzione
dei media è tutta per l’Emilia Romagna: ed è chiaro che la vittoria o meno di
Bonacini sarà importante per l’intero paese. Ma non si può lasciare la
Calabria, la regione più in difficoltà, ad un ulteriore passo indietro senza
dire la propria. Magari si perde lo stesso. Ma, come si diceva un tempo, si
salva l’onore. E, sulla dignità salvata, si può sempre costruire.
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