Questa mattina, l’Angelo
di Nisida* – che è certamente un angelo musicante – ha volteggiato sull’isola:
felice, come mai gli era capitato.
Sul terrazzo che affaccia
su porto Paone, Riccardo Muti ha accompagnato tre musicisti dell’Orchestra di
Chicago, a suonare per i ragazzi.
La musica è bellezza in
sé. Sospesa nell’azzurro di cielo e acqua di un carcere di mare, spalanca la
vita ad un di più di possibilità: esplosione di pura speranza.
Non è la prima volta che il
maestro Muti regala la sua arte ai ragazzi di Nisida. Non sarà l’ultima.
E anche questa è una nota di pura felicità.
*L’Angelo di Nisida è un’opera
semiseria in quattro atti di Gaetano Donizetti, scritta nel 1839.
Per anni e anni,
accompagnando decine e decine di visitatori sui sentieri verso porto Paone alla
scoperta del Parco letterario, ad un certo punto, ho pronunciato un
“purtroppo”. Dopo aver raccontato dei tanti che hanno scritto di e su Nesis, la piccola isola, da Omero a
Cicerone, da Boccaccio a Sannazzaro, da Cervantes a Dumas, da Croce alla Serao,
arrivata al nome di Donizetti, le labbra, istintivamente, assumevano la smorfia
del dispiacere: “Ha scritto L’Angelo di
Nisida, purtroppo disperso; forse ripreso ne La favorita”. Non sono un’esperta di musica, tantomeno una cultrice
di Donizetti, ma che scalogna che si fosse dispersa proprio un’opera con questo
titolo (lo stesso usato da Antonella del Giudice in un racconto nel primo libro
dei Racconti per Nisida, Guida
editore, 2010)
Fino al 2018, quando, con
una sorta di sospiro di sollievo ho potuto dire: “Ha scritto L’Angelo di Nisida, che si credeva
disperso, ma una musicologa reggina, Candida Mantica (peraltro figlia di un mio
prof di Storia Moderna all’Università: inciso solo pensato: ma con gioia) ha
ritrovato lo spartito a Parigi (più di 400 fogli sparsi, otto anni di lavoro
per metterli insieme) e a Londra c’è appena stata la prima rappresentazione
mondiale”. E nel 2019, ho potuto aggiungere: “La prima rappresentazione
italiana è avvenuta quest’anno a Bergamo”.
Un giorno o l’altro, Muti
ce ne regalerà un pezzo sul terrazzo di Nisida e il resto al San Carlo.
E, come
capita di rado, il cerchio si chiuderà in maniera perfetta.
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