Per le mie colleghe, con affetto
Sto leggendo
I racconti delle donne, una raccolta
di straordinari racconti di autrici (il mio preferito è quello di Natalia
Ginzburg), accompagnati dalle illuminanti considerazioni della straordinaria Annalena
Benini.
Ho lavorato
e lavoro in un ambiente fatto di uomini e donne, ma il gruppo ristretto di
docenti è stato sempre fatto (con poche e di breve periodo eccezioni) solo di
donne.
Abbiamo
affrontato insieme i problemi del nostro lavoro, i progetti scolastici, la
metodologia didattica, il modo di rapportarsi a questo o quel ragazzo.
Ma, insieme,
abbiamo anche vissuto nascite, matrimoni, separazioni, divorzi, lutti, eventi lieti
o tristi nella vita e nelle famiglie dell’una o dell’altra. Abbiamo litigato e
ci siamo fatte molte risate. Ci siamo consigliate su ricette, parrucchieri,
medici, rapporti con i figli. Abbiamo urlato, ci siamo tenute il broncio,
abbiamo cercato di consolare chi stava sotto il peso di un problema o di un
dramma. Non ci siamo parlate e abbiamo ascoltato angosce, paure, dolori, vittorie
e felicità dell’una o dell’altra.
Nisida, Guardino Sensoriale |
Il nostro
sarebbe un racconto con dentro il mare e i gabbiani, i dolci per provare l’abilità
culinaria dell’una o dell’altra, qualche sogno commentato insieme, le passioni
(sportive, ambientali, culturali) di questa o di quella. Un racconto tutto di
chiaroscuri, con dentro generosità e incomprensioni, piccole cattiverie e
lacrime compatite, braccia che hanno retto chi in quel momento non ce la faceva
e mani che non si sono strette, silenziose fratture e battito comune del cuore per
ogni piccola gioia individuale.
Amiche
talvolta, talaltra solo colleghe.
Eppure, con
le nostre chiacchiere e anche i nostri silenzi mattutini prima di entrare in
classe, magari per contrasto, ci siamo vicendevolmente sostenute nell’affrontare,
ciascuna a modo suo, le gioie e le sofferenze della vita.
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